IL RISCHIO ARSENICO NELLE ACQUE
POTABILI
di Cristina Maracci
IL 28 ottobre 2010 la Commissione Europea ha
respinto la richiesta inoltrata dall’Italia di deroga ai sensi della
Direttiva 98/83/CE del Consiglio concernente la qualità delle acque
destinate al consumo umano.
Tale Direttiva, in vigore dal 1998, e' stata
elaborata rivedendo i valori parametrici della vecchia Direttiva
sull'acqua del 1980 grazie agli ultimi dati scientifici disponibili e
stabilendo i limiti massimi di concentrazione nelle acque potabili di
ogni tipo di inquinante, biologico e chimico.
Con la deroga l’Italia chiedeva, per la
terza volta dall’entrata in vigore della Direttiva, che venisse
accettata nelle acque potabili una concentrazione di 50 μg/l per
l’arsenico per permettere alle aree ancora in difficoltà di avere più
tempo a disposizione per rispettare i parametri imposti dalla direttiva,
ma la risposta dell’esecutivo europeo, pur concedendo le deroghe per
quanto riguarda i parametri di boro e fluoruro, ha detto no
all’arsenico.
Lo standard per l’arsenico definito dalla
Direttiva è infatti di 10 μg/l e, su decisione del Consiglio, ulteriori
deroghe verranno accettate solo fino a 20 μg/l.
L’allarme arsenico è dunque scattato in
Italia.
Sono 128 i Comuni a rischio, il 71% in
Lazio, il 12% in Toscana, gli altri in Trentino e Lombardia, e 3 comuni
in Umbria.. La lista completa si può scaricare dal sito:
http://roma.corriere.it/cronaca/articoli/2010/11/22/COMM_NATIVE_C_2010_7605_F_IT_DECISION_DE_LA_COMMISSION.pdf?fr=correlati
.
Ad aggravare la situazione contribuisce il
fatto che molti dei Comuni in difetto, contrariamente a quanto stabilito
dalla direttiva 98/83/CE, non hanno comunicato lo stato di allarme ai
cittadini, generando uno stato di ansia e confusione in tutte le Regioni
interessate (molti cittadini si stanno ancora domandando se il proprio
comune rientra nella lista!).
Per capire di che tipo di contaminazione si
tratta occorre fare un passo indietro.
L’arsenico si trova in discrete quantità
sulla crosta terrestre, e a concentrazioni minori nelle acque, nel
suolo, nelle rocce e nell’aria.
Occorre però distinguere tra arsenico
“naturale”, cioè quello presente per naturale composizione dell’ambiente
“Terra”, che ammonta a circa un terzo dell’arsenico totale trovato
nell’aria, e arsenico “artificiale”, quello che viene liberato da alcune
attività umane quali: il lavoro di miniera, la fusione di metalli e la
combustione di carburanti fossili. Questa frazione rappresenta i due
terzi dell’arsenico trovato nell’aria, ma la sua concentrazione aumenta
nelle zone agricole in passato trattate con composti di arsenico quali
erbicidi e pesticidi.
L'arsenico nell'atmosfera proviene inoltre
da altre fonti: i vulcani per esempio liberano circa 3000 tonnellate
all'anno ed i microorganismi liberano metilarsine volatili nella misura
di 20.000 tonnellate all'anno.
Fortunatamente l’arsenico trovato nelle
acque potabili non deriva da composti usati in industria, ma ha origine
dalla naturale contaminazione geologica, soprattutto in corrispondenza
di falde scavate in profondità dall’uomo.
E’ questo il caso della terribile
contaminazione delle acque di falda in Bangladesh che è stata resa nota
nel 2000 in quello che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms)
considera "il più grande avvelenamento di massa nella storia di una
popolazione". Sono infatti 77 milioni le persone che bevono e si lavano
ogni giorno con acque fortemente contaminate (in alcune zone l’arsenico
tocca persino i 500 μg/l, ben 10 volte il limite di sicurezza stabilito
dal Ministero della Salute) con conseguenze disastrose per la salute.
Tornando in Italia la situazione è più rosea
ma non abbastanza da mettere a tacere tutte le voci che parlano di
salute. Sebbene infatti il Ministero della Salute abbia stabilito che
una concentrazione di arsenico nell’acqua di 50 μg/l non rappresenta un
pericolo per la salute, Bruxelles ha ribadito che oltre i 20 μg/l la
possibilità di contrarre tumori aumenta spaventosamente.
Qualunque sia la versione corretta, tutti
sanno e immaginano che bere, preparare cibi e lavarsi con acqua
contaminata da arsenico non è certo una buona abitudine. Non solo. Le
stesse acque contaminate vengono utilizzate anche per irrigare piccoli
appezzamenti di terra di singoli cittadini, acque che vengono quindi
“mangiate” insieme ai prodotti ortofrutticoli.
Ma veniamo al dunque.
L’elemento è famoso sin dall’antichità per
le sue proprietà venefiche, ed è da sempre associato ad avvelenamenti
criminosi o accidentali: l'assenza di odore e sapore ne ha fatto un
veleno da delitto perfetto. Napoleone Bonaparte, secondo alcune recenti
ricerche storiche, sarebbe stato avvelenato durante l'esilio con piccole
dosi di arsenico giornaliere disciolte nel cibo.
L’arsenico in natura si trova sottoforma di
due tipi di composti: inorganici ed organici. I composti organici si
trovano anche ad elevate concentrazioni in alcuni pesci e crostacei, ma
sono generalmente considerati assorbibili in bassa misura dai mammiferi
e vengono rapidamente eliminati con le urine. In questi animali
l’arsenico subisce una metilazione che rende l’elemento meno nocivo in
quanto i composti metilati dell'arsenico sono meno tossici e più
facilmente escreti. Il metabolismo degli organoarsenicali all'interno
dell'organismo umano non è ben conosciuto; sembra comunque che vengano
eliminati, in gran parte nelle 24 successive l'ingestione, per via
fecale ed urinaria senza subire alcuna trasformazione.
L'arsenico inorganico, invece, viene
facilmente assorbito nel tratto gastro-intestinale in quantità che
dipendono dalla forma chimica in cui l'elemento si presenta. L'arsenico
assorbito viene prontamente trasportato a tutti gli organi ed i tessuti
come complesso, probabilmente tramite α-globuline. Dopo 24 ore le
concentrazioni negli organi generalmente iniziano a decrescere per
l'eliminazione di arsenico dall'organismo, che avviene principalmente
con le urine, mentre nella pelle si assiste ad un incremento dei livelli
per numerosi giorni. L'accumulo si può avere nella pelle, nelle unghie,
nei capelli ed in piccola quantità nelle ossa e nei muscoli.
Ma cosa succede esattamente quando
l’arsenico contamina il nostro organismo?
Esistono migliaia di studi scientifici
autorevoli che nel tempo hanno elencato una lunga serie di effetti
nocivi dell’arsenico. Tenendo presente che la concentrazione considerata
letale è di appena 100 mg si fa presto a parlare di avvelenamento se le
acque potabili ne contengono anche 50 μg/l.
L'arsenico e molti dei suoi composti sono
veleni particolarmente potenti. L'arsenico uccide danneggiando in modo
gravissimo il sistema digestivo ed il sistema nervoso, portando
l'intossicato alla morte per
shock.
Composti contenenti arsenico sono cancerogeni e, in particolare, sono
implicati nella
patogenesi
del
carcinoma della
vescica, nel
carcinoma
mammario e di alcune
neoplasie
dell'apparato
tegumentario. Una estesa letteratura scientifica disponibile
su prestigiose riviste internazionali ha ormai provato che l'esposizione
cronica all'arsenico ha effetti multipli sulla salute:
·
riduce le difese antiossidanti
dell'organismo, dato che l'arsenico ha una elevata affinità per i gruppi
sulfidrilici delle proteine e di metaboliti endogeni come il
glutatione;
·
provoca
stress ossidativo
direttamente nell'ambiente intracellulare, inattivando diversi enzimi
coinvolti nelle reazioni di ossidoriduzione (deidrogenasi,
mono-ossigenasi, ecc.);
·
interferisce pesantemente con
i meccanismi endocrini regolati dagli
estrogeni
(da cui il sospetto che possa causare tumori alla mammella);
·
non ultimo, può attaccare
direttamente i filamenti di DNA e provocarne lesioni combinate di vario
tipo.
Quelli elencati finora sono effetti a lungo
termine, ma come riconoscere l’avvelenamento da arsenico?
I primi sintomi di avvelenamento cronico
comprendono: perdita di appetito, calo del peso, disturbi
gastro-intestinali, neuriti periferiche, congiuntivite e alterazioni
cutanee, come ipercheratosi e melanosi. Quest'ultima malattia, che porta
ad una colorazione scura della cute, è caratteristica della prolungata
esposizione all'arsenico e può essere un fattore di predisposizione allo
sviluppo del cancro alla pelle.
E’ dunque necessario che i Comuni in difetto
si difendano dagli effetti collaterali dell’esposizione all’amianto con
opere di bonifica in larga scala.
I metodi utilizzati per eliminare l’arsenico
dall’acqua sono principalmente tre:
-
l’utilizzo di resine a scambio ionico
-
la filtrazione con membrane
-
l’utilizzo di allumina attivata che
cattura i composti inorganici dell’arsenico
Dal momento però che queste operazioni,
oltre ad avere costi molto elevati, spesso non sono affidabili al 100%,
quello che resta da fare è organizzare una precisa campagna informativa
per i cittadini allo scopo di limitare l’utilizzo, se non altro per
l’alimentazione, delle acque del rubinetto.
Una particolare attenzione dovranno avere le
famiglie con bambini di età inferiore ai tre anni; per i più piccoli,
infatti, la dose letale di arsenico si abbassa notevolmente ed è quindi
sconsigliabile l’uso dell’acqua potabile già quando questa contiene 20
μg/l di arsenico.
Cristina Maracci |