BELLISSIMA OGGI COME IERI…
La storia dell’introvabile Saab Sonett III
di Roberto
Maurelli
Avete presente la struttura di una BMW Z3
Coupé, con motore avanti, cofano lungo, coda tronca e passeggero seduto
praticamente sulle ruote posteriori? Bene. Ora dimenticate le fiancate
curvilinee della vettura bavarese e ridisegnate la carrozzeria con linee
dure, tagliate con l’accetta. Aggiungete un bel muso squadrato e
imponente, tipo Dodge Challenger per intenderci, e otterrete una
sportiva a due posti, essenziale ma di fine design. Una Saab Sonett III,
insomma.
Probabilmente nessuno di voi avrà mai sentito parlare di questa
piccola sportiva di Trollhättan, né l’avrà mai vista circolare sotto
casa, dal momento che è stata prodotta in appena 8500 esemplari, di cui
solo pochissimi giunti fino a noi in Italia.
Eppure questa vetturetta mi ha sempre affascinato moltissimo e
davvero non so che cosa darei per possederne una tutta per me…
Fu presentata al Salone dell’Automobile di New York del 1970. La sua
carrozzeria era opera di un italiano, lo stilista torinese Sergio
Coggiola, il quale aveva pensato ad una forma molto compatta e decisa.
Il progetto stilistico fu guidato anche dalle richieste del mercato
americano, che gradiva molto i fari a scomparsa, che conferivano
all’avantreno una piacevole linea spiovente, e il lunotto incastonato
fra i poderosi e curvilinei montanti posteriori. Trovo terribilmente
affascinante anche quel tappo del serbatoio in evidenza nella parte
posteriore della fiancata: sembra proprio invitare ad un pit stop!
Purtroppo, o per fortuna, le severe norme americane imposero che i
modelli destinati all’esportazione in quel paese fossero equipaggiati
con dei grandi paraurti ad assorbimento d’urto, il che sviliva un po’ la
linea da supercar italiana che la Sonett III cercava di imitare.
Fra le novità meccaniche e di equipaggiamento risaltavano il cambio
con comando sul pavimento, il primo adottato dalla Saab, ed un sistema
di aria condizionata. Piuttosto conservativa, invece, la scelta del
propulsore che ricadde, per motivi legati ai costi, sul quattro cilindri
a V di 60° già montato sulla Ford Taunus: la particolare struttura del
motore era resa evidente dalla vistosa gobba sul cofano.
La casa non apportò alcun intervento a questa unità, eccetto
rinforzare le molle delle valvole; pertanto la cilindrata rimase
limitata a 1498 cc e la potenza massima non superò mai i 66 cv a 4700
giri/min.
Il contraltare della poca vivacità del motore era costituito dalla
leggerezza del corpo vettura: la carrozzeria in vetroresina e le
dimensioni molto ridotte fermavano l’ago della bilancia a soli 810 kg.
Il favorevole rapporto peso/potenza garantiva, dunque, una velocità
massima di 170 Km/h e un consumo di “appena” 8 litri per 100 km. A dir
la verità queste prestazioni erano merito anche del ridotto coefficiente
di penetrazione aerodinamica (appena 0.31!), ma a quel tempo non si dava
molta importanza a questi valori in fase di progettazione.
Con questa piccola sportiva la Saab centrava finalmente, in netto
ritardo sulla concorrenza (soprattutto italiana), l’obiettivo di
dimostrare al mondo degli appassionati di essere una Casa capace di
costruire anche modelli piacevoli da guidare e non solo berline di
qualità con elevati standard di sicurezza. E il raggiungimento di questo
traguardo era davvero meritato: ancora oggi la Sonett III offre un
genuino piacere di guida e un handling da vera GT anni ’70; già solo lo
stringere il suo volante a tre razze con corona di enorme spessore può
risultare un’emozione incredibilmente appagante.
Non è da sottovalutare nemmeno che la meccanica piuttosto semplice e
una struttura facilmente accessibile permettevano un uso e una
manutenzione alla portata praticamente di tutti gli automobilisti.
Giusto per fare un esempio, la carrozzeria in vetroresina annullava del
tutto il rischio di corrosione dei pannelli. Già allora la praticità
svedese aveva qualcosa da insegnare a tutti, vero Mr. Ikea?
Peccato, tuttavia, che la crisi petrolifera degli anni ’70 abbia
fortemente compromesso le vendite di questo modello. A dirla tutta anche
la concorrenza del mercato internazionale in quel periodo si era fatta
spietata, forse troppo per un progetto industriale nato senza troppa
convinzione. In particolare, il segmento delle piccole auto sportive era
stato preso di mira anche dai costruttori giapponesi, che non faticarono
ad imporsi anche negli USA, da sempre mercato di riferimento per la
Saab.
E così, già nel 1974, la Sonett III uscì di produzione anche se a
testa alta rispetto alle versioni I e II che, invece, non si erano
dimostrate all’altezza del compito e delle aspettative che in esse erano
state riposte.
Trovare una di queste
bellezze oggi è praticamente impossibile ma io, se fossi in voi, ci
proverei…
Roberto Maurelli |