Fattori di salinizzazione della falda freatica
costiera
di Loreto Pellegrini
Gli ambienti retrodunali e litoranei, così come le dune
costiere e le spiagge, fanno parte degli ecosistemi più vulnerabili e
minacciati su scala mondiale.
Da qualche decennio a questa parte, infatti, hanno subito
gli effetti di una rapida crescita della pressione antropica
(urbanizzazione, inquinamento delle acque costiere, turismo,
sfruttamento agricolo ed estrazione di acqua ed idrocarburi), che ha
generato fattori di disturbo e di stress.
Inoltre, nel medio e lungo termine, un altro importante
fattore critico per questi ambienti potrebbe essere quello
dell’innalzamento del livello marino, come conseguenza delle previste
variazioni climatiche e del progressivo riscaldamento dell’atmosfera
terrestre per effetto serra.
L’aumento del livello del mare, sopratutto in zone
costiere soggette a subsidenza, minaccerà ancora di più l’ambiente
litoraneo, estremamente vulnerabile in quanto caratterizzato dalla
presenza di ecosistemi delicati e sensibili.
Il crescente sfruttamento delle aree costiere da parte
dell’uomo non ha fatto altro che accelerare certi processi dannosi per
questi habitat (si pensi ad esempio all’erosione costiera),
interrompendone la naturale dinamica evolutiva.
Tutto ciò ha reso necessario, nell’ottica di una
conservazione e tutela ambientale, l’acquisizione di appropriate
strategie di intervento e monitoraggio (sia a livello regionale con il
piano GIZC, ad esempio, che a livello locale), degli ambienti
spiaggia-duna-retroduna.
A fianco ad ambienti detti di “transizione”, come le
lagune salmastre e le zone umide, nel paesaggio costiero ci sono spesso
anche importanti complessi boschivi quali le pinete, di grande valore
ecologico, paesaggistico e storico-culturale.
Infatti, le acque sotterranee lungo costa risultano
particolarmente sensibili (facendo appunto parte di una zona di
“transizione” e molto antropizzata) all’ingressione di acqua salata.
Tale fenomeno è da imputare alla risalita del cuneo
salino (salt-wedge); cioè all’avanzamento dell’interfaccia fra acqua
dolce ed acqua marina. Infatti, la massa di acqua dolce viene a contatto
con quella salata marina; per la diversa densità si crea, così, nel
sottosuolo una superficie di contatto che vede l’acqua del mare
incunearsi sotto quella dolce della falda. Questo fenomeno, che è del
tutto naturale, può far sorgere dei problemi qualora si crei un
disequilibrio del carico di acqua dolce, dovuto all’abbassamento del
livello della superficie freatica, ad esempio con l’emungimento
attraverso pozzi o con l’eccessivo drenaggio dei terreni.
L’intrusione di acqua salata nella falda è uno dei
problemi più grandi nelle zone costiere, infatti oltre a limitare sempre
più la disponibilità di acqua dolce, può portare ad un lento ma
irreversibile stato di salinizzazione del territorio in generale,
causando problemi alla vegetazione ed a tutti gli habitat interessati,
nonché alla biodiversità ed al paesaggio.
Cambiamenti
climatici
Secondo le previsioni elaborate da studi nazionali ed
internazionali, l’innalzamento del livello marino rappresenta una delle
conseguenze attese rispetto alle Variazioni Climatiche in atto, dovute
al riscaldamento atmosferico registratosi negli ultimi decenni per
l’effetto serra.
Infatti, in tema di “Strategie d’azione ambientale per lo
sviluppo sostenibile in Italia”, nel caso delle zone costiere si stima
che le acque del Mediterraneo si siano innalzate di 12 cm. L’aumento
atteso nel prossimo trentennio varia dai 12 ai 18 cm ed in aree soggette
a subsidenza può essere maggiore.
Le conseguenze maggiori si potranno avvertire in maniera
particolare su coste basse, nei delta e nelle città litoranee.
In generale si avvertirà un aumento dell’energia delle
onde sulle coste particolarmente esposte (con conseguente aumento
dell’erosione costiera), un aumento di intensità e frequenza delle
inondazioni nelle aree deltizie, nonchè una maggior penetrazione delle
acque marine nelle falde acquifere (provocando un’accelerazione della
salinizzazione della fascia costiera).
L’aumento del livello del mare, quindi, causerà seri
problemi agli ambienti litoraneo/costieri che rappresentano spesso aree
particolarmente delicate e sensibili proprio perché ricche di una grande
diversificazione di habitat dovuta alla vasta gamma di variazioni
ambientali presenti. Tali ambienti, infatti, sono caratterizzati da un
elevata dinamicità spaziale, nel senso che in aree anche molto piccole
possono ospitare condizioni ambientali diverse: ad esempio possono
essere legate al fattore “salinità” (da acque dolci ad acque iper-saline),
al fattore energetico (da aree lagunari e riparate, alle coste esposte
al moto ondoso).
Si può quindi dire che i sistemi deltizi e le foci
fluviali, rappresentano le aree critiche per eccellenza in termini di
vulnerabilità all’innalzamento del livello marino.
Per questo motivo, l’innalzamento del livello marino
(dovuto a fattori climatici) ed il perdurare della subsidenza, pone in
condizioni di rischio da “inquinamento salino” sia gli acquiferi
freatici che quelli artesiani in zone di bassa costa, deltizie e di
foce.
Inoltre non va dimenticato che nelle foci fluviali,
l’elevazione del livello marino porta anche ad una intrusione “diretta”
di acqua salata lungo il sistema fluviale stesso, aumentando così la
salinizzazione dell’entroterra.
L’intrusione di acqua salata produce un grosso impatto
sulle riserve di acqua dolce, sulle colture nelle zone di bonifica e
sugli ecosistemi fluviali e deltizi di transizione, che possono
profondamente influenzare l’industria ittica e quella agricola. (Tale
impatto non è ancora quantificabile con i dati a disposizione).
In tal modo gli habitat interessati continueranno a
sparire progressivamente, con disastrose conseguenze per la produttività
bio-ecologica, la biodiversità e, non ultimo, il paesaggio.
Il Cuneo Salino
Il cuneo salino è l’interfaccia che si crea naturalmente
fra la superficie di acqua dolce di un acquifero freatico costiero e
l’acqua salata del mare adiacente.
Siccome la densità dell’acqua salata è maggiore rispetto
a quella dolce, l’acqua del mare tenderà ad occupare la zona
sottostante, più vicino allo strato confinato dell’acquifero. Ecco
quindi che si parla di “cuneo” perché tale interfaccia ha un andamento
che (come si vede in Fig.1) tende a far penetrare l’acqua del mare
nella zona sottostante l’acquifero.
Fig.1 Intrusione salina in un
acquifero freatico
(Tratto dal sito http://water.usgs.gov/ogw/gwrp/saltwater/salt.html)
In condizioni naturali, o di basso impatto antropico, il
rapporto fra superficie d’acqua dolce e salata è in equilibrio, in
quanto essendo la superficie freatica della falda superiore al livello
del mare, è garantito il carico idraulico necessario a non fare avanzare
l’acqua salata.
L’intrusione salina, invece, viene accelerata
direttamente da fenomeni che provocano un abbassamento del livello della
falda freatica, come l’emungimento di acqua dolce da pozzi. Tale
intrusione (che come abbiamo detto proviene da sotto l’acquifero o dal
mare) provoca un innalzamento dell’interfaccia acqua dolce/salata e
quindi innesca il processo di “inquinamento da acqua salata”
dell’acquifero freatico e di salinizzazione dell’entroterra costiero.
Loreto Pellegrini |