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Politucoli e giullari di corte: piccolo
viaggio tra scempi edilizi, disastri ecologi, scelte inadeguaTE
di Davide Raeli
Ho vissuto per circa 30
anni in Sicilia (Noto, in provincia di Siracusa). Mi sono laureato in
Scienze e Tecnologie Agrarie all’Università Degli Studi di Catania. Poi,
così per caso, dopo anni in cui ho sbarcato il lunario con i lavori più
vari, senza tralasciare la libera professione di Dottore Agronomo, ho
trovato lavoro a Milano, dove tuttora vivo e lavoro.
Non nascondo però che
ancora nutro molte aspettative sulla possibilità di poter lavorare e
investire tutte le mie risorse lavorative nella MIA SICILIA.
Noto è una stupenda
cittadina barocca che si sviluppa su due livelli, una parte (Noto
“alta”) alla sommità del Monte Meti e una parte inferiore (Noto “bassa”)
che segue la pendenza del monte, ed è su quest’ultima che si trovano gli
edifici della nobiltà (i palazzi signorili) e i complessi religiosi del
Settecento. Queste magnifiche opere sono state realizzate forgiando il
tufo locale. Le facciate, le cornici, i balconi impreziositi da putti,
leoni, cavalli, e sirene, alla luce del tramonto si vestono di una tinta
dorata e rosata, che lascia meravigliato chi ha la fortuna di assistere
a tale “miracolo”. Noto merita a pieno titolo il nome di GIARDINO DI
PIETRA, e nel 2002 è stato riconosciuto "Patrimonio dell'Umanità"
dall'UNESCO.
Il territorio
circostante la CITTA’ è circondato da ulivi, carrubi, mandorli, agrumi,
e vigneti, che si alternano rincorrendosi l’uno con l’altro.
L’eterogeneità del territorio termina, a pochi chilometri dal centro
urbano, in porticcioli naturali e piccole insenature, dove la fine
sabbia dorata rappresenta il naturale ricongiungimento con il tufo
dorato intagliato con maestria nel GIARDINO DI PIETRA.
Questa premessa ha
l’obiettivo di fornire, attraverso la propria esperienza personale,
punti di vista, talvolta critici, sulle scelte dell'amministrazione
locale fatte in passato e di recente, rispetto ad alcuni temi di
carattere ambientali, spesso contrastanti con l'adozione di una
strategia di sviluppo sostenibile.
Per chi volesse fare una
vacanza a Noto (consigliata se vuole veder qualcosa di unico e
incantevole) arriverà percorrendo la “mitica” (obbligato eufemismo) A18
Siracusa – Gela. Il progetto originario risale agli anni ’70. Bene, dopo
una valanga di soldi pubblici, svaniti o, forse è il caso di dirlo,
assorbiti da avidi politicanti e dalla GRANDE FAMIGGHIA (COSA NOSTRA),
la striscia d’asfalto termina solo fino a Rosolini. Risale a poche
settimane fa l’approvazione, da parte degli organi tecnici dell’Anas,
del progetto per il prolungamento del tratto Siracusa - Rosolini fino a
Modica (circa 20 Km). Dopo di che il Cas (Consorzio per le Autostrade
Siciliane) potrà aprire la procedura per la gara di appalto (???). 30
anni e sperpero di denaro pubblico per completare solo una parte del
progetto iniziale. Naturalmente i risultati raggiunti sono pessimi:
asfalto deformato, permanenti lavori in corso, e lunghi tratti chiusi,
servizi, segnaletica e illuminazione inesistenti.
A questo si aggiunga la
mutilazione di un territorio già fragile. Basta percorrere pochi
chilometri dell’autostrada per accorgersene. La colonna di asfalto
penetra violentemente tra agrumeti, vigneti, mandorleti, saltellando e
contorcendosi, talvolta quasi a zig zag, avvitandosi su se stessa.
Obbrobrio che fa inorridire. Terminata questa cavalcata, è il caso di
dirlo vista la mulattiera percorsa, all’uscita dello svincolo per Noto,
si prosegue verso il centro abitato.
Qui si rimarrà stupiti
dalla lungimiranza e genialità dell’allora assessore all’urbanistica che
concesse l’autorizzazione a costruire un grattacielo (“grattacielu”, in
dialetto siciliano) a pochi passi dal centro storico. Come non rimanere
stupiti da un orribile scempio edilizio, che purtroppo rappresenta il
tipico esempio della speculazione edilizia.
“u grattacielu” si erge
dritto e fiero (?) - come chi l’ha autorizzato e progettato – davanti
il centro storico.
Le facciate barocche, i
giochi di ombre e luci, sono state per sempre private della scenografica
bellezza che i sapienti costruttori avevano realizzato. Del resto di
abusivismo edilizio l’Italia ne è un fulgido esempio. La Sicilia
purtroppo non è da meno. Attorno al centro storico è sorta la città
“nuova” figlia di un piano regolatore (?) che ha portato ad un orrendo
agglomerato di costruzioni inserite su strettissime viuzze. Il
territorio è stato sfregiato, lasciando profonde cicatrici. Stesso
destino è toccato alla frazione SAN CORRADO FUORI LE MURA, ad appena tre
chilometri di strada dal centro abitato di Noto. “La valle dei miracoli”
è da tempo luogo di eremitaggio da parte dei fedeli del santo Corrado
Confalonieri. Appaltatori, costruttori, politici e amministratori da due
soldi si spartiscono lotti e danari. Tutto è stato sacrificato alla
cementazione selvaggia, e quell’ incredibile paesaggio che traboccava
tra il verde e le affioranti rocce calcaree è stato depauperato per
sempre della sua naturale bellezza.
Se sei a Noto, non puoi
non andare a fare un bagno in una delle spiagge più belle d’Italia. Ti
lasci alle spalle la dorata Città e prosegui sulla litoranea. Prima di
raggiungere il Lido di Noto, un arenile di sabbia dorata ed un mare
cristallino, pian piano vedi moltiplicarsi case a schiera, villette, e
lingue di cemento ovunque ci sia uno spazio risibile.
Lì a pochi metri dalla
battigia si sviluppa una colonna di case, alzi lo sguardo e noti una
piscina con bifolchi panciuti che fanno il bagno, ti giri da un lato e
osservi un complesso residenziale nato dal nulla, dove prima c’era un
mandorleto adesso c’è una villetta con un lungo ingresso alberato
dominato da un accesso – l 'Arco di Trionfo appare minimal in confronto
– kitsch (e sono stato buono). Qui il mare Jonio è ancora incontaminato,
bellissimo, esaltante. Nelle giornate ventilate il mare si increspa e
senti il suo odore. A pochi passi il sito archeologico di Eloro, che
sorge su una collina nei pressi del fiume Tellaro. La "colonna pizzuta",
un curioso monumento eretto forse a ricordo della battaglia dell'Eloro,
sembra l’ultimo guardiano delle vestigia che furono. Ancora pochi
chilometri e si arriva alla Riserva Naturale di Vendicari, una
meravigliosa oasi faunistica e avicola, meta di numerosi uccelli
migratori.
All'interno dell'Oasi si
trovano la Torre sveva di Vendicari, edificata tra la fine del Trecento
e l'inizio del Quattrocento, in epoca aragonese e una antica tonnara,
attiva fino aprimi del Novecento, e tuttora in corso di restauro. La
riserva naturale è sfuggita miracolosamente all'industrializzazione
degli anni '60 e '70. Il polo petrolchimico (noto anche come triangolo
industriale siracusano o meglio come “triangolo della morte”) nacque
invece in un'area compresa nel territorio dei comuni di Melilli, Priolo
Gargallo e Augusta (provincia di Siracusa). L’industrializzazione della
zona ha avuto inizialmente un impatto positivo sull'economia locale, ma
l’abominevole concentrazione di strutture produttive, l'emissione di
sostanze inquinanti nell'aria, lo sversamento di sostanze inquinanti, e
l'interramento (clandestino) di prodotti e scarti di varia natura, ha
provocato veri disastri ambientali, compromettendo per sempre
l’equilibrio ecologico.
Gli effetti sulla
popolazione sono stati devastanti. Un recente studio dell’OMS
(Organizzazione mondiale della sanità) ha tracciato un profilo dello
stato di salute della popolazione residente nei comuni di Augusta,
Priolo, Melilli. I dati ottenuti rilevano che la mortalità per tumori
nell’area a rischio presenta un numero di decessi significativamente
superiore rispetto alla popolazione del resto della Sicilia. Il futuro
si costruisce guardando il passato. Frase sconosciuta ai “nuovi
colonizzatori” della Panther Oil (compagnia petrolifera texana) e agli
accomodanti politucoli siciliani, che hanno visto nell’Oasi di Vendicari
un territorio vergine da penetrare.
Del resto, può il
politico “impecorato” – avvezzo ai favori e ai malaffari - dire no ai
soldi texani, infischiandosene di cittadini indignati, e della
salvaguardia di un territorio dall’altissimo valore paesaggistico e
culturale? La società texana chiede, nel 2004, alla regione Sicilia
(presidente S.C) di avviare le trivellazioni per l'estrazione del
greggio in Val di Noto.
La protesta di numerosi
cittadini (nasce spontaneamente un Comitato No-Triv) spinge
l’amministrazione locale a seri provvedimenti amministrativi, grazie ai
quali la Panther Oil rinuncia alle trivellazioni. Nel 2011 il Consiglio
di giustizia amministrativa ha però annullato il ricorso vinto in primo
grado dall'amministrazione comunale per bloccare l'attività di ricerca
della compagnia texana in Val di Noto. La palla passa ora alla nuova
presidenza della Regione Sicilia.
Note:
Forse investire (seriamente) nelle energie alternative potrebbe limitare
gli effetti della crisi, ma sicuramente senza un approccio comune e un
deciso cambio nello stile di vita non riusciremo a ridurre gli effetti
dell’azione dell’uomo sui cambiamenti climatici.
Davide Raeli |