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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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Politucoli e giullari di corte: piccolo viaggio tra scempi edilizi, disastri ecologi, scelte inadeguaTE

di Davide Raeli

 

Ho vissuto per circa 30 anni in Sicilia (Noto, in provincia di Siracusa). Mi sono laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie all’Università Degli Studi di Catania. Poi, così per caso, dopo anni in cui ho sbarcato il lunario con i lavori più vari, senza tralasciare la libera professione di Dottore Agronomo, ho trovato lavoro a Milano, dove tuttora vivo e lavoro.

Non nascondo però che ancora nutro molte aspettative sulla possibilità di poter lavorare e investire tutte le mie risorse lavorative nella MIA SICILIA.

Noto è una stupenda cittadina barocca che si sviluppa su due livelli, una parte (Noto “alta”) alla sommità del Monte Meti e una parte inferiore (Noto “bassa”) che segue la pendenza del monte, ed è su quest’ultima che si trovano gli edifici della nobiltà (i palazzi signorili) e i complessi religiosi del Settecento. Queste magnifiche opere sono state realizzate forgiando il tufo locale. Le facciate, le cornici, i balconi impreziositi da putti, leoni, cavalli, e sirene, alla luce del tramonto si vestono di una tinta dorata e rosata, che lascia meravigliato chi ha la fortuna di assistere a tale “miracolo”. Noto merita a pieno titolo il nome di GIARDINO DI PIETRA, e nel 2002 è stato riconosciuto "Patrimonio dell'Umanità" dall'UNESCO.

Il territorio circostante la CITTA’ è circondato da ulivi, carrubi, mandorli, agrumi, e vigneti, che si alternano rincorrendosi l’uno con l’altro. L’eterogeneità del territorio termina, a pochi chilometri dal centro urbano, in porticcioli naturali e piccole insenature, dove la fine sabbia dorata rappresenta il naturale ricongiungimento con il tufo dorato intagliato con maestria nel GIARDINO DI PIETRA.

Questa premessa ha l’obiettivo di fornire, attraverso la propria esperienza personale, punti di vista, talvolta critici, sulle scelte dell'amministrazione locale fatte in passato e di recente, rispetto ad alcuni temi di carattere ambientali, spesso contrastanti con l'adozione di una strategia di sviluppo sostenibile.

Per chi volesse fare una vacanza a Noto (consigliata se vuole veder qualcosa di unico e incantevole) arriverà percorrendo la “mitica” (obbligato eufemismo) A18 Siracusa – Gela. Il progetto originario risale agli anni ’70. Bene, dopo una valanga di soldi pubblici, svaniti o, forse è il caso di dirlo, assorbiti da avidi politicanti e dalla GRANDE FAMIGGHIA (COSA NOSTRA), la striscia d’asfalto termina solo fino a Rosolini. Risale a poche settimane fa l’approvazione, da parte degli organi tecnici dell’Anas, del progetto per il prolungamento del tratto Siracusa - Rosolini fino a Modica (circa 20 Km). Dopo di che il Cas (Consorzio per le Autostrade Siciliane) potrà aprire la procedura per la gara di appalto (???). 30 anni e sperpero di denaro pubblico per completare solo una parte del progetto iniziale. Naturalmente i risultati raggiunti sono pessimi: asfalto deformato, permanenti lavori in corso, e lunghi tratti chiusi, servizi, segnaletica e illuminazione inesistenti.

A questo si aggiunga la mutilazione di un territorio già fragile. Basta percorrere pochi chilometri dell’autostrada per accorgersene. La colonna di asfalto penetra violentemente tra agrumeti, vigneti, mandorleti, saltellando e contorcendosi, talvolta quasi a zig zag, avvitandosi su se stessa. Obbrobrio che fa inorridire. Terminata questa cavalcata, è il caso di dirlo vista la mulattiera percorsa, all’uscita dello svincolo per Noto, si prosegue verso il centro abitato.

Qui si rimarrà stupiti dalla lungimiranza e genialità dell’allora assessore all’urbanistica che concesse l’autorizzazione a costruire un grattacielo (“grattacielu”, in dialetto siciliano) a pochi passi dal centro storico. Come non rimanere stupiti da un orribile scempio edilizio, che purtroppo rappresenta il tipico esempio della speculazione edilizia.

“u grattacielu” si erge dritto e fiero (?)  - come chi l’ha autorizzato e progettato – davanti il centro storico.

Le facciate barocche, i giochi di ombre e luci, sono state per sempre private della scenografica bellezza che i sapienti costruttori avevano realizzato. Del resto di abusivismo edilizio l’Italia ne è un fulgido esempio. La Sicilia purtroppo non è da meno. Attorno al centro storico è sorta la città “nuova” figlia di un piano regolatore (?) che ha portato ad un orrendo agglomerato di costruzioni inserite su strettissime viuzze. Il territorio è stato sfregiato, lasciando profonde cicatrici. Stesso destino è toccato alla frazione SAN CORRADO FUORI LE MURA, ad appena tre chilometri di strada dal centro abitato di Noto. “La valle dei miracoli” è da tempo luogo di eremitaggio da parte dei fedeli del santo Corrado Confalonieri. Appaltatori, costruttori, politici e amministratori da due soldi si spartiscono lotti e danari. Tutto è stato sacrificato alla cementazione selvaggia, e quell’ incredibile paesaggio che traboccava tra il verde e le affioranti rocce calcaree è stato depauperato per sempre della sua naturale bellezza.

Se sei a Noto, non puoi non andare a fare un bagno in una delle spiagge più belle d’Italia. Ti lasci alle spalle la dorata Città e prosegui sulla litoranea. Prima di raggiungere il Lido di Noto, un arenile di sabbia dorata ed un mare cristallino, pian piano vedi moltiplicarsi case a schiera, villette, e lingue di cemento ovunque ci sia uno spazio risibile.

Lì a pochi metri dalla battigia si sviluppa una colonna di case, alzi lo sguardo e noti una piscina con bifolchi panciuti che fanno il bagno, ti giri da un lato e osservi un complesso residenziale nato dal nulla, dove prima c’era un mandorleto adesso c’è una villetta con un lungo ingresso alberato dominato da un accesso – l 'Arco di Trionfo appare minimal in confronto – kitsch (e sono stato buono). Qui il mare Jonio è ancora incontaminato, bellissimo, esaltante. Nelle giornate ventilate il mare si increspa e senti il suo odore. A pochi passi il sito archeologico di Eloro, che sorge su una collina nei pressi del fiume Tellaro. La "colonna pizzuta", un curioso monumento eretto forse a ricordo della battaglia dell'Eloro, sembra l’ultimo guardiano delle vestigia che furono. Ancora pochi chilometri e si arriva alla Riserva Naturale di Vendicari, una meravigliosa oasi faunistica e avicola, meta di numerosi uccelli migratori.

All'interno dell'Oasi si trovano la Torre sveva di Vendicari, edificata tra la fine del Trecento e l'inizio del Quattrocento, in epoca aragonese e una antica tonnara, attiva fino aprimi del Novecento, e tuttora in corso di restauro. La riserva naturale è sfuggita miracolosamente all'industrializzazione degli anni '60 e '70. Il polo petrolchimico (noto anche come triangolo industriale siracusano o meglio come “triangolo della morte”) nacque invece in un'area compresa nel territorio dei comuni di Melilli, Priolo Gargallo e Augusta (provincia di Siracusa). L’industrializzazione della zona ha avuto inizialmente un impatto positivo sull'economia locale, ma l’abominevole concentrazione di strutture produttive, l'emissione di sostanze inquinanti nell'aria, lo sversamento di sostanze inquinanti, e l'interramento (clandestino) di prodotti e scarti di varia natura, ha provocato veri disastri ambientali, compromettendo per sempre l’equilibrio ecologico.

Gli effetti sulla popolazione sono stati devastanti. Un recente studio dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) ha tracciato un profilo dello stato di salute della popolazione residente nei comuni di Augusta, Priolo, Melilli. I  dati ottenuti rilevano che la mortalità per tumori nell’area a rischio presenta un numero di decessi significativamente superiore rispetto alla popolazione del resto della Sicilia. Il futuro si costruisce guardando il  passato. Frase sconosciuta ai “nuovi colonizzatori” della Panther Oil (compagnia petrolifera texana) e agli accomodanti politucoli siciliani, che hanno visto nell’Oasi di Vendicari un territorio vergine da penetrare.

Del resto, può il politico “impecorato” – avvezzo ai favori e ai malaffari - dire no ai soldi texani, infischiandosene di cittadini indignati, e della salvaguardia di un territorio dall’altissimo valore paesaggistico e culturale? La società texana chiede, nel 2004,  alla regione Sicilia (presidente S.C) di avviare le trivellazioni per l'estrazione del greggio in Val di Noto.

La protesta di numerosi cittadini (nasce spontaneamente un Comitato No-Triv) spinge l’amministrazione locale a seri provvedimenti amministrativi, grazie ai quali la Panther Oil rinuncia alle trivellazioni. Nel 2011 il Consiglio di giustizia amministrativa ha però annullato il ricorso vinto in primo grado dall'amministrazione comunale per bloccare l'attività di ricerca della compagnia texana in Val di Noto. La palla passa ora alla nuova presidenza della Regione Sicilia.

 

Note:

Forse investire (seriamente) nelle energie alternative potrebbe limitare gli effetti della crisi, ma sicuramente senza un approccio comune e un deciso cambio nello stile di vita non riusciremo a ridurre gli effetti dell’azione dell’uomo sui cambiamenti climatici.

 

Davide Raeli

 


 

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