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IL SENSO DELLA CONDIVISIONE
di
Giovanni Minieri
Dopo un
inverno mite al punto da non averci fatto patire il gelo, ecco arrivare
la tiepida primavera, gli alberi si colorano e indossano abiti fioriti,
il sole occhieggia tra le nuvole e scalda le braccia finalmente scoperte
e candide come il latte. Piazza Duomo pullula di stranieri in un
assolato sabato pomeriggio, e sono tantissimi che con le aste allungate
scattano selfie con i proprio cellulari mettendosi in posa con i
piccioni che svolazzano tutt’intorno appoggiandosi per beccare il mais
dalle loro mani. Sui gradini del Duomo è seduto un gruppo di ragazze che
si dicono qualcosa a bassa voce guardando una foto sul cellulare per poi
ridere sonoramente portandosi una mano sul petto, tirando indietro la
testa e battendo più volte i piedi a terra, spaventando persino i
pennuti lì intorno che volano via. Due ragazzi lì accanto le guardano
perplessi per un attimo, tornando subito dopo ad attaccarsi alle loro
birre tenute tra due dita. Una coppia poco distante invece è
completamente sdraiata su uno dei gradini, testa contro testa,
ascoltando musica dagli stessi auricolari.
Mi dirigo
verso i portici di via Vittorio Veneto, e vedo ressa di gente davanti ad
una gelateria. Incuriosito mi avvicino per capire meglio il motivo di
tanta calca. Scopro che questa gelateria, rispetto alle altre, prepara i
gelati componendoli come se fossero dei fiori. Sì, proprio così, la
commessa usa una spatola con la quale preleva un piccola quantità di
gelato dalla vaschetta per poi plasmarlo sul cono a mo’ di petalo di in
fiore. Molto bello a vedersi. Decido quindi anche io di mettermi in fila
alla cassa e assaggiare questo fiore di gelato. Tra i tanti che mi
precedono, noto una coppia di anziani, a stupirmi è quello che
indossano.
Sì, perché
quasi tutti, in una giornata di sole come quella, abbiamo addosso una
t-shirt o al massimo una maglietta a maniche lunghe. Invece la signora
indossa un maglioncino di flanella, mentre il marito porta su un pesante
cardigan, un pantalone felpato e ai piedi, non so se avete presente,
quelle ciabatte di lana foderate di lana merinos. Ecco, tutto ciò
sarebbe stato normale se ci fossimo trovati una sera di dicembre a casa
dei due signori. Ma eravamo alla fine di maggio e nel bel mezzo di
Piazza Duomo a Milano. Giunto il loro turno, la signora si avvicina alla
cassa e con fare timoroso, chiede un cono due gusti e un cono…La
commessa rimane perplessa, temendo di non aver ben compreso, si avvicina
e le dice di non aver capito.
La signora si
guarda un attimo attorno, sperando che nessuno stesse a sentire e quindi
ripete che vorrebbe un cono gelato e un cono. A questo punto la
commessa, dopo un secondo di esitazione, batte alla cassa un solo cono,
passa lo scontrino alla signora e si porta verso la vetrina con le
vasche di gelati. Serve un cono con due gusti e un cono senza gelato. La
signora col maglioncino li prende assieme ad un cucchiaino di plastica
rosa, e si allontana a passo lento, mentre il marito la segue poco
dietro trascinando le sue ciabatte di lana merinos. Si appartano in una
stradina e poco prima di voltare l’angolo, vedo la signora prendere col
cucchiaino uno dei due gusti, passarlo sull’altro cono e allungarlo al
marito. I due si guardano un attimo, sorridono e prendendosi per mano si
avviano, lei col capo appoggiato sulla spalla di lui che le sta tendendo
il suo gelato.
Giovanni Minieri |
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