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Antartide: oceanografia, ambiente marino e nostalgia

di Gianna Servello

 

 “… Esiste nel nostro pianeta un immenso laboratorio naturale per lo studio di grandi problemi del futuro. Questo laboratorio è l’Antartide, il continente più affascinante e inesplorato della Terra … (Felice Ippolito).

L’Antartide, appunto, rappresenta la riserva di fresh water – acqua dolce – del Pianeta, con i suoi 30 milioni di miliardi di tonnellate di ghiaccio continentale di 1 milione di anni di età. Questo continente è grande 52 volte l’Italia ed è coperto per il 98% di ghiaccio spesso anche 4.500 metri. Registra temperature che vanno da 0 °C in estate (gennaio) a -90 °C in inverno e venti anche oltre i 200 km/h.: disabitato.

Esploriamo allora i meandri di questo ambiente tanto austero quanto incantevole.

Scopriamo, intanto, che il Clima globale è regolato principalmente dall’OCEANO MERIDIONALE o ANTARTICO, per via delle interazioni di questo con l’atmosfera e con le acque disciolte dei ghiacciai antartici. Esso mette in moto, quindi, le correnti oceaniche del Pianeta. L’Oceano Meridionale circonda l’Antartide fino alle acque subtropicali. In superficie, la corrente circumpolare antartica è la più imponente del Globo. Questa ha una direzione da ovest verso est, tra il fronte antartico e subantartico. I potenti venti occidentali e il fondo marino conformano il suo percorso. Vicino al continente antartico, i venti orientali formano una corrente diretta principalmente ad ovest, la corrente polare. Il sistema dei venti fra la corrente circumpolare e polare caratterizzano con vortici in senso orario le regioni dei mari di Ross e di Weddel. Notevole è lo scambio di energia che avviene nell’Oceano Meridionale tra le acque fredde antartiche e quelle più calde settentrionali. Questo processo compensa l’energia prodotta in eccesso nelle acque equatoriali, integrando un meccanismo essenziale per il mantenimento del sistema climatico globale. Lo scambio di energia e del contenuto di Sali, che influisce sul trasferimento delle sostanze chimiche e delle specie biologiche, a vantaggio dell’ecosistema antartico, avviene lungo la corrente circumpolare. La Convergenza antartica, dove la freddissima acqua superficiale antartica, di scarsa salinità incontra l’acqua superficiale subantartica più calda e salata, è il punto ove meglio si manifesta lo scambio di energia e del contenuto di Sali. In questa zona di Convergenza si hanno successioni di sistemi ciclonici che scatenano tempeste con fortissimo vento ed onde enormi, zona anche nota come i “50 ruggenti e i 60 urlanti”. L’acqua delle profondità dell’Oceano Meridionale, che è calda e salata, scorre verso l’Antartide, emergendo nella zona di Divergenza antartica, ove si raffredda e si ossigena, formando, così l’acqua superficiale e di fondo dell’Antartico.

Procediamo, quindi, ad esaminare la superficie marina, che all’inizio dell’inverno è ricoperta da una sottile pellicola di 2-3 metri di GHIACCIO MARINO: la banchisa. Essa è formata dal congelamento dell’acqua di mare e si allarga per circa 20 milioni di kmq, per ridursi poi a fine estate (febbraio) a 4 milioni di kmq. Data la quantità di energia coinvolta e l’estensione del fenomeno, questo processo assume primaria importanza per il sistema climatico globale.

Dall’interno del continente scende aria fredda e più densa di quella delle zone circostanti, creando i venti catabatici, capaci di superare i 300 km/h. Le polynya sono delle zone isolate di mare completamente libere dai ghiacci che si trovano nella banchisa e che possono misurare in superficie quanto l’Italia. Le polynya possono essere costiere (influenzate dai venti catabatici provenienti dal continente) od oceaniche (dipendenti dalle correnti). Con la stagione estiva, a causa dell’aumento della temperatura e della risalita delle acque intermedie più calde, la banchisa si frantuma e si scioglie: lastroni galleggianti alla deriva si dirigono verso nord seguendo il vento e le correnti.

A questo punto, indaghiamo le dinamiche della VITA MARINA in Antartide. Considerando l’ambiente marino costiero, vediamo che questo è caratterizzato da condizioni ambientali molto stabili e dall’esistenza di molti organismi. Molte specie di alghe e animali, nel corso di milioni di anni si sono adattate alla temperatura di -1,8 °C dell’acqua e all’alternanza tra il periodo invernale con ghiaccio marino, scarsa luce e cibo limitato e quello estivo. Uccelli marini vivono stanzialmente o migrano nelle aree deglaciate costiere e nelle piattaforme di ghiaccio marino. Questi uccelli trovano il loro sostentamento in mare, sono capaci di nuotare perfettamente ed anche di immergersi a lungo. Pesci, crostacei e cefalopodi, pescati  nei lunghi percorsi in mare, costituiscono il nutrimento di pinguini. Pesci e crostacei sono anche il cibo preferito dalle foche. Comunità di batteri, alghe e protozoi, alimento dei crostacei, si trovano nelle fessure e nella parte inferiore del ghiaccio marino. In estate, con la graduale scomparsa di quest’ultimo, si sviluppa, in modo massivo, il fitoplancton (specialmente alghe); e successivamente lo zooplancton (in questo caso erbivori). Entrambi costituiscono il nutrimento di molte specie di pesci, spugne, anellidi, echinodermi, molluschi e crostacei, molti uccelli e mammiferi marini. I fondali marini lungo le coste presentano abbondanti macroalghe rosse o brune, spugne, gorgonie, policheti, echinodermi, molluschi e pesci. Tra i pesci adattati a vivere nelle estreme condizioni ambientali dell’Antartico, si annoverano gli icefish (della famiglia dei CANNICTIDI, appartenenti al sottordine dei NOTOTENIOIDEI, come la maggior parte dei pesci di questo oceano), che hanno sangue incolore, perché privo di emoglobina e di globuli rossi.

In queste acque, le temperature sono costantemente basse e caratterizzate da valori alquanto elevati di densità e di ossigeno disciolto. Per ciò, gli adattamenti evolutivi delle specie che vi si trovano presentano un rallentamento del metabolismo, dei processi riproduttivi e dei movimenti, assenza di larve planctoniche, ma possiedono la capacità di sintetizzare sostanze antigelo.

Lasciamo ora le meraviglie delle profondità marine dell’Antartico, per parlare della presenza italiana in questi luoghi. Infatti i ricercatori italiani hanno avuto l’opportunità di esplorarli e portare avanti queste ed altre importanti ricerche sull’assottigliamento dello strato di ozono, l’effetto serra e sulla contaminazione a livello planetario, tramite le Spedizioni italiane in Antartide (condotte dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, il PNRA, per gli scorsi 20 anni). Purtroppo però,  le Spedizioni sono state interrotte per mancanza di fondi. La nave Italica, con la quale si trasportavano viveri, persone, carburante e strumenti di ricerca tra Italia e Antartide, nonché punto di riferimento della ricerca oceanografica, è stata restituita all’armatore, in quanto scaduto il contratto. Sembra che non ne seguirà un altro, almeno per il momento. Per continuare le attività intraprese e la manutenzione della Basi permanenti è necessario un finanziamento di 17 milioni di euro. Probabilmente, dopo le 18 Spedizioni scientifiche nazionali, avvenute dal 1985 al 2003 – e portate avanti da uomini (e donne) addestrati e preparati ad affrontare le rigide temperature ed i pericoli dell’ambiente polare – passerà molto tempo prima che l’aurora australe della ricerca italiana riprenderà a brillare.

“Nelle regioni polari c’è la chiave per scoprire i meccanismi che regolano il clima, i venti e le correnti marine dell’intera terra”. Carl Weyprecht (fine 1800).

 

Fonti:     

  • sito web PNRA

  • sito web MNA

  • sito web ilmessaggero

  • sito web annopolare

                                                                                              Gianna Servello

 
 

 

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