SMALTIMENTO RIFIUTI INDUSTRIALI
di Giacomo Chiaro
Indice
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Introduzione_
PAGEREF _Toc202782371 \h 3
1. definizione di rifiuto_
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3.
2. smaltimento_
PAGEREF _Toc202782377 \h
5.
3. Le discariche_
PAGEREF _Toc202782379 \h
6.
4. Gli inceneritori
PAGEREF _Toc202782380 \h
6.
4. il settore terziario_
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7.
5. conclusioni
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8.
Introduzione
Un impatto ambientale
rilevante è dato dall’attività industriale, in quanto i rifiuti (liquidi
e solidi) contengono spesso sostanze ad alto rischio per la salute e per
l’ambiente, causando diversi tipi di inquinamento:
-
dell’atmosfera, derivante dalla emissione di gas, vapori e
particellato, legate alle attività produttive;
-
delle
acque, mediante la restituzione all’ambiente di acque utilizzate nel
ciclo produttivo o provenienti dallo smaltimento incontrollato di
rifiuti solidi e liquidi;
-
del suolo,
contaminato inoltre, dalle attività industriali agricole, industriali,
dal traffico veicolare.
Il presente elaborato
riporta l’aspetto riguardante lo smaltimento dei rifiuti industriali.
Ho scelto questo
argomento perché ho avuto un’esperienza in un’azienda, che faceva da
intermediazione nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti
industriali.
Il presente lavoro non
vuole essere un documento esaustivo sulla problematica dei rifiuti, ma
una semplice descrizione di quanto da me appreso direttamente.
Definizione di rifiuto
Il decreto legislativo 5
febbraio 1997, n° 22 riproduce la nozione comunitaria di rifiuto e lo
definisce come “qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle
categorie riportate nell’allegato A e di cui il detentore si disfi o
abbia deciso di disfarsi o abbia l’obbligo di disfarsi” (art.6, comma 1,
lettera a).
Nella gazzetta ufficiale
n. 158 è stato pubblicato il decreto legge 8 luglio 2002, n. 138 –
Interventi urgenti in materia tributaria, di privatizzazioni, di
contenimento della spesa farmaceutica e per il sostegno dell’economia
anche nelle aree svantaggiate.
L’articolo 14 del
decreto legge fornisce l’interpretazione della definizione di “rifiuto”
di cui l’art. 6 del Decreto Ronchi: la parola “si disfi” intende
qualsiasi comportamento, attraverso il quale, in modo diretto o
indiretto, una sostanza, un materiale o un bene sono avviati o
sottoposti ad attività di smaltimento o di recupero, secondo gli
allegati B e C del decreto legislativo n. 22; “abbia deciso” indica la
volontà di destinare ad operazioni di smaltimento e di recupero
sostanze, materiali o beni, secondo gli allegati B e C del decreto
legislativo n. 22; ”abbia l’obbligo di disfarsi” indica l’obbligo di
avviare un materiale, una sostanza o un bene ad operazioni di recupero o
di smaltimento, stabilito da una disposizione di legge o da un
provvedimento delle pubbliche autorità o imposto dalla natura stessa del
materiale, della sostanza e del bene o dal fatto che i medesimi siano
compresi nell’elenco dei rifiuti pericolosi di cui all’allegato D del
decreto legislativo n. 22.
Non ricorre la decisione
di disfarsi per beni, o sostanze e materiali residuali di produzione o
di consumo, precisa il decreto-legge, ove sussista una delle seguenti
condizioni:
-
se gli stessi possono essere e
sono, effettivamente e oggettivamente, riutilizzati nel medesimo o in
uno stesso o diverso ciclo produttivo, senza subire alcun intervento
preventivo di trattamento e senza recare pregiudizio all’ambiente;
-
se gli
stessi possono essere e sono, effettivamente e oggettivamente,
riutilizzati nel medesimo o in analogo o diverso ciclo produttivo, dopo
aver subito un trattamento preventivo senza che si renda necessaria,
alcuna operazione di recupero, tra quelle individuate nell’allegato C
del decreto legislativo n. 22.
Smaltimento
Le moderne tecniche di
raccolta differenziata e di riciclo di rifiuti, sono il frutto di una
tendenza iniziata intorno agli anni ’50, in tutti i paesi
industrializzati.
Le prime iniziative
erano basate sul tentativo di recuperare alcune parti di merci usate,
separando soprattutto ferro e carta, dai rifiuti misti.
I rifiuti solidi
venivano fatti scorrere lungo dei nastri trasportatori, da cui mediante
calamite, venivano recuperati tutti i materiali ferrosi.
L’immersione in acqua
consentiva poi, grazie al diverso peso specifico, di recuperare carta,
materie plastiche ecc. mentre il rimanente finiva incenerito.
Alcune aziende hanno
anche tentato di recuperare le materie organiche presenti nei rifiuti
servendosi di batteri decompositori per trasformarle in compost, usato
come fertilizzante per le coltivazioni.
Tali tentativi diedero
risultati assai insoddisfacenti, in quanto la presenza di altri
materiali, conseguenza della raccolta di rifiuti misti, contaminava i
diversi compost rendendoli spesso inutilizzabili.
In ogni caso
l’esperienza fatta nei passati decenni non è stata del tutto inutile: si
è infatti giunti a capire che, l’unico modo per riciclare i rifiuti è
quello di raccoglierli separatamente e trattarli attraverso cicli
produttivi specifici.
Le
discariche
Le discariche sono dei
veri e propri fossi, in cui vengono raccolti i rifiuti fino al
riempimento delle stesse.
In Italia vengono ancora
largamente usate.
Il principale problema
delle discariche è il percolato: l’acqua piovana che passa attraverso i
rifiuti trascina con sé sostanze organiche ed inorganiche.
Se le discariche non
sono gestite in maniera corretta, questo percolato può raggiungere e
inquinare le falde acquifere sotterranee o i corsi d’acqua.
Le nuove discariche sono
realizzate predisponendo uno o più strati impermeabili sul fondo e un
sistema di drenaggio del percolato, che viene raccolto ed inviato agli
impianti di depurazione.
Le discariche producono
anche biogas, che dovrebbe essere catturato, sia in fase di riempimento
della discarica sia dopo la sua dismissione, e utilizzato per produrre
energia elettrica tramite la sua combustione.
Le odierne discariche
quindi sono dei veri e propri impianti per la degradazione e il
confinamento definitivo dei rifiuti.
Gli inceneritori
Gli inceneritori oggi
vengono definiti “termovalorizzatori”, perché i nuovi impianti sono
progettati con l’obbiettivo di produrre energia dalla combustione dei
rifiuti.
Va sottolineato che gli
inceneritori non distruggono il rifiuto ma semplicemente ne cambiano la
composizione chimica o, al limite, lo stato fisico.
I rendimenti energetici
e le emissioni dipendono dall’impianto, dai rifiuti che vi si bruciano e
dalla gestione dell’impianto.
La carta, la plastica e
il legno bruciano meglio, la frazione umida brucia con più difficoltà,
il materiale inerte (sabbia, pietre ecc.) non brucia e i metalli,
fondendosi, possono causare dei problemi all’impianto stesso.
Per tale motivo
all’inceneritore va solo il cosiddetto combustibile da rifiuto, cioè il
rifiuto che è stato trattato in particolari impianti (impianto di
produzione di “cdr”). Questi impianti non fanno altro che separare dal
rifiuto, tutti i componenti che non sono adatti all’incenerimento
(frazioni organiche, materiali inerti ecc.).
Dato che la carta, la
plastica e il legno bruciano meglio, l’inceneritore è diventato il
diretto concorrente del riciclaggio. Il riciclaggio risulta però più
conveniente in quanto, ad esempio, producendo prodotti di plastica dalla
plastica si risparmiano più della metà di calorie rispetto
all’incenerimento del prodotto.
Gli inceneritori
producono un fumo composto da numerose sostanze: ossidi di carbonio,
ossidi di azoto, ossidi di zolfo, composto organici volatili,
particolato, ossidi di metallo ecc.
Inoltre producono ceneri
e fanghi contenenti sostanze pericolose, che devono essere smaltiti in
discariche speciali, oppure essere ulteriormente trattati per renderli
meno pericolosi ed eventualmente utilizzabili.
Settore terziario
Compito di tale settore
è quello di collegare industrie con impianti di raccolta e smaltimento
di rifiuti.
Le competenze sono:
-
ricerca
delle aziende produttrici di scarto;
-
informazione alle aziende sulla legislatura in merito;
-
descrizione ed eventuale fornitura di contenitori per
separare i rifiuti in
maniera corretta e funzionale;
-
scelta del
tipo di trasporto più adatto e conveniente, per lo spostamento dei
rifiuti dal produttore all’impianto ricevente;
-
scelta
degli impianti di riciclo, smaltimento o deposito più vicini per
diminuire le spese di trasporto a carico delle aziende stesse e
l’inquinamento dovuto allo spostamento di autocarri;
-
consulenza
riguardo problemi di bonifica di terreni contaminati con eventuali
prospettive risolutive;
-
illustrazione della nuova normativa denominata SISTRI, riguardante un
nuovo sistema operativo computerizzato di gestione e smaltimento
rifiuti, atto ad impedire illegalità sia da parte di aziende che di
autotrasportatori e impianti riceventi.
Conclusione
La questione della
massima valorizzazione e del corretto smaltimento dei rifiuti della
produzione industriale, rappresenta una delle sfide che l’ambiente
lancia alle capacità di governo in tutti i paesi avanzati.
L’Italia è ancora
fortemente carente in questo campo.
La differenza tra
rifiuti prodotti e trattamento è stato e può essere ulteriormente
ridotto dalla stessa industria, attraverso l’adozione di materiali che
possono essere riciclati e tecnologie più pulite; ma molto resta da fare
nel campo del riciclaggio e dello smaltimento, con uno sforzo che
richiede l’impegno di tutti, per superare notevoli difficoltà, tra cui
quella dell’accettazione, da parte delle persone, di impianti a
rilevante impatto ambientale.
Da questo secondo me
dipende la possibilità di trasformare la difesa dell’ambiente, da
ostacolo all’attività produttiva e terreno di conflitto, ad opportunità
di sviluppo economico e luogo di solidarietà sociale.
Giacomo Chiaro |