DIFESA DELL’AMBIENTE E DELLA
SALUTE
Ripercussioni delle sostanze stupefacenti
sull’ambiente e loro consumo nella provincia pontina
di
Cinzia Manchi
Gli
psicologi hanno documentato, tramite studi di tossicologia
comportamentale, gli effetti negativi sul comportamento umano, di
svariati fattori nocivi immessi artificialmente nell’ambiente o
addirittura derivati dalle attività umane di manipolazioni degli
elementi naturali.
L’OMS, ha
affermato che tre persone su quattro muoiono per malattie legate allo
stile di vita e all’inquinamento. Tra i fattori di rischio
comportamentali attualmente identificati, il più importante è
considerato il fumo di sigaretta sia per la sua diffusione sociale, sia
per la tossicità del fumo stesso; ma non è da sottovalutare il ruolo che
hanno assunto le sostanze stupefacenti, come danno sia alla salute che
all’ambiente:
Le
metanfetamine,
oltre a provocare danni irreparabili al sistema nervoso centrale, sono
anche responsabili dell'inquinamento ambientale. L'avvertimento giunge
dagli scienziati del Centro di ricerca sulla contaminazione
dell'ambiente dell'Università di Adelaide. Gli esperti hanno infatti
analizzato il modo in cui le sostanze tossiche prodotte dalla
fabbricazione di droghe come ice o speed si diffondono nell'ambiente. La
conclusione alla quale sono giunti è che tali stupefacenti a base di
metanfetamina possono
contribuire ad innalzare il rischio di cancro ed altre
forme di avvelenamento.
La ricerca ha dato dei risultati veramente interessanti. Si è scoperto
infatti che i prodotti chimici
usati nella preparazione della droga possono restare intrappolati
nell'ambiente per diversi anni. Questo metterebbe a rischio la qualità
dell'acqua e della fauna. I numeri della ricerca sembrano convincenti.
Per ogni chilo di metanfetamine prodotte è stato calcolato che vengono
generati oltre cinque kg di
scarti tossici, vale a dire sostanze cancerogene come
benzene, cloruro di metilene, tricloroetano e toluene.
Un metro
quadrato di cannabis frutta circa 250 dosi. Ma a dispetto del suo
aspetto così “naturale” neanche la marijuana è “verde”. Almeno metà
della produzione annua mondiale è infatti coltivata in Messico, dove ha
invaso le aree protette delle montagne della Sierra Madre Occidentale.
Mentre alcuni coltivatori californiani pur di ricavare spazio per le
piantagioni illegali, non si sono fatti alcuno scrupolo a deturpare
parte della vegetazione nativa del Sequoia National Park, deviare il
corso di fiumi e inquinare il suolo pubblico di un’area protetta con
pericolosi additivi chimici.
Le cose non
migliorano quando si parla di cocaina: in questo caso il problema
è l’appropriazione di spazio che queste colture sottraggono a terreni
destinati alla foresta. Negli ultimi 20 anni soltanto nella zona delle
Ande, si calcola siano stati abbattuti 2 milioni e 400 mila ettari di
foreste per far posto alle piantagioni di coca. E con una resa
“modesta”, considerando che un metro quadrato di piante basta per appena
6 dosi di coca (23 di eroina se la stessa superficie fosse coltivata a
papavero da oppio). Secondo il governo peruviano inoltre, ogni anno 15
milioni di litri di sostanze tossiche – soprattutto diesel e cherosene –
finiscono nel Rio delle Amazzoni durante la produzione di pasta di coca.
Senza contare che questa non è propriamente una merce “a chilometri
zero”, e che le spese di trasporto (via mare, aria, terra) costituiscono
una parte importante del bilancio.
Nel mondo ci
sono circa 14 milioni di consumatori di cocaina, di cui due-terzi in
America. Gli Stati Uniti continuano ad essere il mercato di cocaina più
grande a livello globale, sebbene circa un quarto dei consumatori
mondiali si trovi in Europa, specialmente in Olanda, Belgio, Irlanda,
Italia e Svizzera.
In provincia
di Latina è stato eseguito uno studio epidemiologico del consumo di
sostanze stupefacenti attraverso la determinazione analitica e
l’elaborazione dei dati relativi ai sequestri di strada effettuati dalle
forze dell’ordine nel quinquennio 2005- 2009.
I risultati
ottenuti non sono confortanti per questa provincia, infatti dalle
analisi effettuate risulta che c’è stato un incremento costante del
consumo di sostanze stupefacenti: si è passati nel corso degli anni dal
19% al 31%. In particolare si è osservato che l’uso di cannabis è di
gran lunga maggiore rispetto alla cocaina e questa è consumata
maggiormente rispetto l’eroina.
Ancora,
l’uso di cocaina e cannabis è aumentato con gli anni; ma il dato
probabilmente più significativo è che il consumo di cocaina è pressoché
raddoppiato, passando dal 16,8% del 2005 al 33.9% del 2008. Andando ad
analizzare la quantità media di principio attivo stupefacente è da
sottolineare l’aumento della concentrazione della cocaina nel corso
degli anni dal 36% al 44,6%.
Generalmente
i maggiori assuntori di cannabis sono giovani con un’età fino a 26 anni,
i giovani con un’età compresa tra i 21 e i 30 anni utilizzano cocaina, e
gli adulti oltre i 26 anni, molti dei quali superano i 36 anni usano
eroina.
Il dato più
allarmante è quello della cocaina: negli ultimi due anni (2008-2009) si
sono osservati, per la prima volta, alcuni casi di sequestri tra
giovanissimi con età tra i 10 e 15 anni.
E’ da
sottolineare anche l’importanza che ha assunto la pubblicazione
dell’Istituto Mario Negri di Milano sul consumo della cocaina tramite il
rilevamento del suo metabolita (benzoilecgonina), nelle acque di
scarico; anche la città di Latina è stata presa come campione e i
risultati non sono affatto confortanti.
La cocaina
si distingue da altre sostanze psicotrope per l'elevata sensazione di
adattamento che induce nel soggetto che la assume ai ritmi di attività
psico-fisica propri della società post-industriale e per il suo enorme
grado di diffusione nelle società occidentali.
Quindi in
conclusione sarebbe forse
opportuno pensare ad un tipo di prevenzione in grado di predisporre
interventi per la promozione della salute e della cultura ambientale.
Non vi è dubbio che la strada da percorrere è ancora molta ma la realtà
non può essere ignorata (Dic.
2010).
Cinzia Manchi |