SPRAWL
di Matteo Bernardi
SPRAWL, tradotto letteralmente in inglese è
“movimento scomposto”.
Negli Stati Uniti e in Europa e in modo
particolare l’Italia, in questi ultimi decenni, l’ambiente e il
paesaggio sono stati intaccati e continuano tuttora ad esserlo, da un
imbruttimento, da un involgarimento, individuale e collettivo di un
patrimonio nazionale per secolo ammirato; fra l’altro , attrattiva
turistico-culturale da noi posseduta.
Tra le definizioni più comuni, lo sprawl è
definito come la variazione di trend di uso della terra; in particolare
nelle discipline territoriali assume un significato e rappresenta un
modello di urbanizzazione disperso a bassa densità che aggredisce le
aree metropolitane, anche in città di dimensioni medie.
Questo fenomeno nella maggioranza dei casi
va affermandosi nelle zone periferiche, suburbane e rurali; data la
connotazione di aree di recente espansione e sottoposte a continui
mutamenti.
Lo sprawl, aggredisce in particolare la
bellezza dei paesaggi sfigurandoli e annullandone le caratteristiche
identitarie sotto una massa indifferenziata di elementi artificiali
anonimi e osceni.
Il più importante indicatore dello sprawl è
la densità di popolazione, ma altri elementi di valutazione sono la
mancanza di alternative di trasporto, il consumo di suolo,
l’inquinamento antropico, la riduzione della qualità di acqua e suolo;
uno degli indicatori positivi maggiormente citati è la qualità della
vita, ritenuta migliore al di fuori della città, anche se su questo
fattore
i pareri sono controversi.
Le conseguenze in sostanza, sono le
riduzioni degli spazi verdi, il maggiore utilizzo delle autovetture a
causa della maggiore distanza dai mezzi di trasporto pubblico locale e
lo scoraggiamento del traffico non motorizzato o pedonale nel tragitto
casa-lavoro a causa della maggiore distanza dal posto di lavoro e la
mancanza di infrastrutture come piste ciclabili, marciapiedi o
attraversamenti pedonali.
Lo sprawl non è soltanto portatore di danni
“ estetici”; esso è per sua natura “insostenibile”, perché produce
elevatissimi consumi di suolo, perché sottrae al ciclo biologico risorse
insostenibili per l’equilibrio tra natura e uomo e perché esaspera i
fenomeni di specializzazione e segregazione spaziale indebolendo la
coesione e il senso di appartenenza delle comunità.
Questo fenomeno è visto da molte parti come
un “male assoluto” in quanto è responsabile di una conversione di
quantità significative di boschi, terreni coltivati e pascoli in terreni
sviluppati; cioè terreni privi della qualità di suolo permeabile; dove
l’apporto di acqua nelle falde acquifere è scarso e a volte anche nullo.
Studi recenti hanno evidenziato che le
persone che vivono in aree con dispersione urbana sono meno sane delle
controparti più urbane. La principale ragione è la tendenza ad essere
dipendenti da automobili, mentre in città spesso si cammina o si
prendono mezzi pubblici incrementando l’esercizio fisico.
Quando i cittadini vivono in spazi più ampi,
piuttosto che ad alta densità, l’uso della macchina spesso diventa
malattia ed il trasporto pubblico spesso diventa più costoso, forzando i
cittadini a costruire super strade più grandi e parcheggi , che a loro
volta decrementano la qualità di terreno tassato, e decrementando la
voglia di possedere terreni vicino a queste infrastrutture.
Le forniture dei servizi come l’ acqua,
fognature, elettricità e internet risultano diventare più costose
rispetto ad aree densamente popolate.
Alcuni sostenitori di questo fenomeno
sostengono abbia i suoi vantaggi. Ad esempio l’intensità del traffico
tende ad essere minore, la velocità aumenta e, come risultato,
l’inquinamento atmosferico tende ad essere minore.
Vi è una convinzione che approfittando della
dispersione urbana i cittadini che vivono in luoghi a densità bassa,
siano avvantaggiati ad arrivare sul posto di lavoro più velocemente
rispetto agli altri, oppure che vi sia un riduzione della probabilità di
morte in caso di attacchi terroristici o militari incluse armi atomiche
o altre armi di distruzione di massa.
Tutte citazioni prive di senso e facilmente
smentibili, in quando non risulta vero che la dispersione urbana riduce
l’intensità del traffico, anzi non fa altro che aumentare il traffico
veicolare con la conseguenza di incrementare le emissioni dei gas di
scarico e quindi l’inquinamento atmosferico, inoltre l’aumento della
velocità non fa altro che aumentare i morti e i feriti inseguito agli
incidenti stradali.
Per quanto riguarda l’anticipazione nei
posti di lavoro, tale problematica potrebbe essere risolta semplicemente
migliorando la velocità e il flusso dei trasporti, intervenendo quindi
sull’efficacia degli stessi, questo permetterebbe una rivalutazione del
mezzo pubblico, scegliendo di lasciare nei garage le macchine,
risolvendo allo stesso tempo il problema ambientale dell’inquinamento.
Il fenomeno è negativo, e in quanto tale
deve essere contrastato, sottolineando che l’insediamento che si andrà a
creare non ha i titoli per essere definito città.
Sostenibilità Ambiente e Sicurezza sono
elementi contrari a questo fenomeno deleterio delle aree metropolitane
grandi e piccole ed è su questa strada che occorre proseguire, anzitutto
prendendo coscienza di questa folle corsa all’autodistruzione del
Belpaese, varando leggi specifiche per il consumo di suolo, agevolando
grandemente il restauro e il recupero dell’edilizia esistente, redigendo
e soprattutto applicando, piani paesaggistici dettagliati e
prescrittivi, togliendo ai comuni la delega alla tutela del paesaggio,
cancellando la possibilità, per gli stessi comuni, di usare gli introiti
da concessione edilizia , per finanziare la loro spesa corrente.
Occorre studiare direttive per ridurre gli
effetti di questo Sprawl, ed un obiettivo è la razionalizzazione del
sistema della mobilità metropolitana agendo sulla pianificazione, cioè
sulla ristrutturazione progressiva della localizzazione delle funzioni
urbane e dei sistemi infrastrutturali, ivi compreso i trasporti pubblici
in sede vincolata.
Il potenziamento del trasporto pubblico è
obbligatorio perché la componente auto in queste aree occupa ben oltre
il 70% degli spostamenti, e questo va visto anche come miglioramento
della Sicurezza su strada.
Questo significa che si deve procedere, nel
progettare anche singoli interventi infrastrutturali, ad una valutazione
integrata a livello territoriale: anche le infrastrutture devono essere
considerate elementi essenziali della politica di pianificazione
focalizzando l’attenzione sull’accessibilità e l’intermodalità dei
sistemi ed eliminando l’auto-referenzialità dalle politiche di gestione
dei trasporti. Molte sono le cose da fare: manca una legislazione
adeguata sulle aree metropolitane, occorre una nuova cultura della
mobilità, occorre prendere coscienza della molteplicità dei fenomeni in
atto sul territorio.
Occorre anche rinnovare parti della
legislazione urbanistica, nel senso che non esiste una normativa sulle
infrastrutture della mobilità dal punto di vista urbanistico, l’unica è
quella dei parcheggi che lega cubature degli edifici a spazi di sosta,
che in molti casi risulta deleteria. Occorrono soprattutto, piani
territoriali integrati per le aree metropolitane perché gli attuali
strumenti urbanistici (PTRC, PTPC, PRG, PPE, PUM), non riescono a
risolvere efficacemente il problema.
Sarebbe auspicabile, inoltre, rendere
eclatanti questi concetti di sostenibilità-Sicurezza pervenendo alla
definizione di un Diritto dei Cittadini alla Mobilità Sicura, attraverso
il quale affrontare, in modo sistemico e valoriale, queste importanti
emergenze nei prossimi anni
Lo sprawl contiene difetti ambientali,
sociali ed economici tali da soffocare inevitabilmente un crescita
continua.
La chiave di un futuro vivibile e
realizzabile per le aree urbane mondiali non sta nell’incoraggiare
l’espansione disordinata, né nel cercare di bloccare lo sviluppo ma sta
piuttosto nell’incoraggiare la crescita compatta o intelligente.
Lo sviluppo compatto, potrebbe essere
realizzato, ad esempio, rendendo più pratici gli spostamenti a piedi,
in biciclette e con mezzi di trasporto pubblici, rivalutando e
riempiendo gli spazi sotto-utilizzati al fine di rendere la vita nelle
città più comoda e piacevole con scuole di vicinato, strade a
permeabilità mista e quartieri con mix di destinazioni d'uso. Meno
spazio per i parcheggi e per le super strade urbane significa più spazio
per le abitazioni, posti di lavoro e soprattutto , aree verdi in
funzione del riequilibrio ecologico.
Con la crescita compatta le aree urbane
possono soddisfare le necessità della popolazione, facendo rendere al
massimo lo spazio esistente, è essenziale quindi che le aree urbane
comincino a riprogettare se stesse.
Matteo Bernardi |