TEMPO DI BILANCI
L’epilogo della stagione 2010 di Formula 1
di Roberto Maurelli
Questo
2010, nel mondo dei motori, sarà ricordato a lungo.
La stagione era cominciata con il circus che ruotava tutto intorno alla
Ferrari, alla sua F10 e al suo nuovo alfiere, lo spagnolo Fernando
Alonso.
Come già era avvenuto nel 1996 con Schumacher, il pilota più forte del
momento era approdato al team più amato del mondo. Peraltro, le
aspettative non sembravano deluse dai test invernali e dalle prime gare,
che mostravano una Ferrari piuttosto in forma e una concorrenza afflitta
da problemi di affidabilità o di prestazione.
Ma le cose in Formula 1 cambiano in fretta. Già dopo i primi tre Gran
Premi abbiamo dovuto assistere all’ascesa delle velocissime Redbull e
delle sempre competitive McLaren.
In questa fase la Rossa è sembrata un po’ indietro, non sempre
impeccabile nelle strategie e, soprattutto, concentrata su uno sviluppo
aerodinamico della vettura che non ha portato i risultati sperati.
Facile fare la conta dei punti persi in quei mesi, troppo semplice
gettare la croce su chi si è impegnato per mantenere il primato in
classifica. La verità è che una squadra vera si vede nei momenti di
difficoltà e, forse, questo spirito di squadra latitava un po’ da
quando, con la partenza di Schumacher, si sentiva la mancanza di
caposquadra leader dentro e fuori la pista.
La risposta di Alonso è arrivata puntuale.
Dopo aver dichiarato amore per la Ferrari e dopo aver elogiato
pubblicamente il lavoro degli uomini in rosso, compresi quelli in
fabbrica, il due volte Campione del Mondo ha bacchettato tutti,
rimproverando l’assenza di sviluppo della sua vettura e reclamando una
maggiore determinazione nell’affrontare le gare. Non si è trattato di
polemica. Chi polemizza non resta vicino alla squadra. Alonso ha fatto
sentire la sua voce per indicare la strada, ha messo sul tavolo la sua
esperienza per motivare tutti e, guarda caso, da quel momento la
Scuderia di Maranello ha ricominciato a fare punti pesanti.
Peccato che ormai le Redbull e talvolta anche le McLaren sembrassero
imprendibili, con una capacità di generare carico aerodinamico in curva
che permetteva loro di mantenere velocità assolutamente incredibili nei
tratti guidati di tutti circuiti su cui si è corso quest’anno.
Non c’è dubbio, la Scuderia austriaca, con sede nel cuore
dell’Inghilterra, ha progettato la vettura più interessante dal punto di
vista aerodinamico e meccanico. Il suo designer, Adrian Newey, già
profeta del design in Williams e McLaren, ha saputo compiere un altro
miracolo, donando ai suoi due piloti un gioiello apparentemente privo di
punti deboli. Ne è prova il fatto che entrambi, fino all’ultima gara,
erano ancora in lizza per la conquista del titolo…
Ma la Redbull si è complicata la vita con una gestione delle rivalità
casalinghe poco proficua. Non è da criticare la ferma volontà di non
dare ordini di scuderia, quanto l’incapacità di sedare l’animo bellicoso
di Vettel e Webber nelle fasi più concitate dell’anno.
In Ferrari si è
scelta una strategia opposta. Il meno performante Massa è stato
ridimensionato nelle sue aspettative già a metà campionato. Una scelta
dolorosa, visto tutto quello che la squadra deve al pilota brasiliano,
ma necessaria considerando lo stato di forma di Alonso.
Più che stato di forma, bisognerebbe parlare di stato di grazia, perché
il pilota spagnolo ha concluso l’anno sempre in crescendo. Non solo si è
andato a prendere risultati che lo hanno proiettato in testa alla
classifica, ma non ha più commesso neanche un errore, ha guidato sempre
al limite ma senza mai superarlo. Nessuno quest’anno ha fatto meglio di
lui, nessuno ha dimostrato nervi così saldi e un piede così pesante.
Oltretutto mi sembra che sia l’unico pilota che sappia prevedere le gare
ed i campionati in anticipo: i suoi calcoli si sono sempre rivelati
esatti a posteriori. Fino all’ultimo…
Già perché se nell’ultima gara, quella che sembrava una mera formalità,
ci si fosse attenuti al copione oggi nella bacheca di Maranello ci
sarebbe un nuovo trofeo. Quello più importante… Purtroppo una strategia
di gara fallimentare non ha permesso di aggiungere l’ennesimo trionfo
all’albo d’oro.
Sembra proprio che qualcosa cambierà, che qualcuno
pagherà per le scelte sbagliate che hanno tanto mortificato il talento
cristallino di Fernando. Ma non è il caso di buttare benzina sul fuoco.
Posso soltanto ricordare lo sconforto di vedere una Rossa imbrigliata
nel traffico di metà classifica, penalizzata dagli eventi e costretta ad
assistere al trionfo inaspettato del rivale.
Negli occhi c’è ancora un
Alonso che cerca invano di sorpassare, su una pista improbabile, una
Renault ben più lenta, vedendo svanire, giro dopo giro, il sogno
mondiale accarezzato a lungo. La Ferrari ha un debito con questo
ragazzo. Va saldato al più presto, già dal prossimo anno.
Roberto Maurelli |