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STORIA DELL’AUTOMOBILE:
dalle origini ad oggi
di Lorenzo Scocciolini
I primi prototipi avveniristici delle
moderne autovetture risalgono addirittura all’epoca rinascimentale
quando, nel 1478, Leonardo da Vinci progetta il “carro semovente”
recentemente riprodotto che, sebbene per pochi metri, si muove
autonomamente attraverso un sistema di molle.
Nel 1769 l’ingegnere militare francese
Joseph Nicolas Cugnot costruisce un carro semovente con manubrio per
trainare i cannoni con un motore a vapore bicilindrico di 50.000 cc, di
4/5 tonnellate con una velocità tra i 5 e i 10 Km/h, simile alla motrice
a vapore di Watt (1774) e alla locomotiva.
Nel 1802 lo svizzero Isaac de Rivaz
realizza un modello con un primitivo motore a combustione interna,
mentre i prototipi a vapore dell’italiano Virginio Bordino (1804 –
1879), per il trasporto di persone a 6/8 Km/h con 60 Kg di carbone e con
circa 2 ore di autonomia, sono simili ma più evoluti strutturalmente del
carro di Cugnot.
Nel 1839 Robert Anderson ad Aberdeen lancia
la prima vettura elettrica e nel 1841 l’italiano De Cristofaris
costruisce il motore a scoppio brevettato nel 1854 dagli ingegneri
Barsanti e Matteucci.
Nel 1860 l’ingegnere francese
Jean-Joseph-Étienne Lenoir realizza il primo motore a combustione
interna a gas rendendolo di uso pratico, nel 1864 l’italiano Innocenzo
Manzetti fa circolare lungo le strade la prima autovettura moderna a
vapore e nel 1876 Nikolaus August Otto riprendendo un’idea del francese
Alphonse Beau de Rochas mette a punto il motore a quattro tempi.
Nel 1884 Enrico Bernardi costruisce a Verona
un prototipo a benzina di poca potenza con tre ruote.
Nel frattempo nascono le prime fabbriche
soprattutto in Francia (De Dion, Bouton et Trépardoux) e in Germania
dove Carl Benz, pioniere del motore a due tempi e costruttore del primo
veicolo stradale, un biciclo con motore a gas (1886), fonda la Benz &
Cie.
Nonostante questi precedenti il vero padre
dell’automobile viene considerato Gottlieb Daimler che sviluppa il primo
motore a benzina per autovetture (a 16 Km/h) che viene prodotto nel
1889, su licenza, dai francesi Phanard & Levassor fino alla fondazione
nel 1890, da parte dello stesso Daimler, della
Daimler-Motoren-Gesellschaft.
Mentre nel 1892 Rudolf Diesel mette a punto
il motore che porta il suo nome, nel 1894 iniziano le prime gare
automobilistiche come la Parigi-Rouen, Benz produce la prima automobile
in serie, la Velo ed in Italia si passa dai prototipi artigianali di
Michele Lanza alla fondazione a Verona della prima fabbrica
automobilistica italiana, la Miari & Giusti da parte del già citato
Enrico Bernardi. Successivamente, alle già attive Peugeot e Opel, si
aggiungono, alla fine del secolo, la Delahaye (1894), la Darracq (1896),
la Renault (1898), la Fiat (1899), l’Isotta Fraschini (1900).
Nelle competizioni sono comunque i motori
elettrici e non a benzina a stabilire i primi record come nel 1898 e nel
1901 quando Gaston de Chasseloup-Laubat e Camille Jenatzi (su La Jamais
Contente) raggiungono rispettivamente i 63,14 Km/h e i 100 Km/h.
Nello stesso 1901 nasce la Bugatti, la
Daimler lancia la prima vettura non più simile ad una carrozza, la
Mercedes 35 HP che supera i 70 Km/h e vedono la luce molte case famose
come la Rolls Royce (Gran Bretagna, 1904), l’Itala, la Diatto (1905), la
Lancia (1906) e l’Alfa (1910).
Negli USA l’evoluzione delle autovetture
parte dai prototipi come la Studebaker, la Peerless, la Stanley Steamer
fino alla fondazione della Ford nel 1903 col famoso modello T (1908).
Le varie innovazioni di questi anni, ossia
il modello produttivo di massa “fordista-taylorista” (catena di
montaggio), la sostituzione della manovella a mano con l’accensione
elettrica dell’americano Charles Franklin Kettering, il motore anteriore
(a 4 e 6 cilindri) con valvole laterali, le protezioni per i passeggeri,
i pneumatici, i freni su tutte le ruote e le carrozzerie non più di
legno e tela ma di lamiera stampata e saldata, spingono, nel corso degli
anni venti, molte case alla produzione di massa, pur sempre affiancata
da prestigiosi modelli come le Maserati, le Hispano-Suiza, le Maybach e
le Delage.
La nascita delle maggiori case come l’Audi,
la Bmw, la Porche e la Wolkswagen (auto per il popolo) fondata nel 1937
in Germania, la Citroen in Francia, la Chrysler e la General Motors,
accanto alla Ford, negli Usa, concentra in queste due aree le maggiori
innovazioni come la Traction Avant della Citroen del 1934, i pneumatici
radiali e il motore ad iniezione tra il 1947 e il 1948, anni in cui
nasce un mito come l’italiana Ferrari a cui si affiancherà più tardi la
Lamborghini.
Le innovazioni continuano nel secondo
dopoguerra e nonostante il mercato prevalentemente nazionale, si
diffondono modelli come la Citroen “DS 19” (1955) col sistema a
sospensione idropneumatica, la mitica bicilindrica Fiat “500” di Giacosa
(1957), la Mini e poi Mini-Minor/Austin Seven (1959) della Morris con
trazione anteriore, motore trasversale, sospensioni in gomma e passo
corto, la sportiva “XK 120” della Jaguar, con una velocità di 193 km/h.
La ricerca di nuovi carburanti alternativi
alla benzina porta alla diffusione del diesel, del bioetanolo (dalla
canna da zucchero) dell’automobile elettrica e ibrida (benzina e
elettrica).
Recentemente la diffusione maggiore riguarda
le auto di produzione tedesca, anche piccole come la Smart (1996) e
quelle orientali come Toyota, Honda, Nissan, Suzuki, Mitsubishi, Subaru,
Mazda, Hyundai, Kia, Tata (India) e l’emergente Chana (Cina) con
1.425.777 vetture prodotte nel 2009.
Lorenzo Scocciolini |