LANCIA: Dalla polvere al lusso
di Lorenzo Scocciolini
La Lancia & C. snc nasce il 29 novembre 1906
a Torino con atto redatto dallo stesso notaio che tenne a battesimo la
Fiat, Ernesto Torretta. Il fondatore è un famoso corridore di vetture
Fiat, Vincenzo Lancia che col socio Claudio Fogolin aveva investito
100.000 £ prendendo in affitto un’officina in via Ormea che era già
appartenuta alla mitica azienda automobilistica torinese Itala.
Il noto marchio con nome, bandiera e volante
viene scelto dallo stesso Lancia tra altri cinque proposti dallo stesso
creatore del marchio Fiat, Carlo Biscaretti di Ruffia.
Nel 1907 un incendio ritarda al 1908 la
presentazione del primo prototipo 12 HP all’VIII Salone dell’automobile
di Torino. Dopo la 12 HP (tipo 51 o Alfa) che, elogiata anche dalla
rivista inglese Autocar, aveva la trasmissione a cardano e poteva
raggiungere i 90 Km/h, seguirà la 18/24 HP (tipo 53 Dialfa) con i suoi
110 Km/h. All’originaria officina di produzione vengono presto aggiunti
altri edifici fino al definitivo trasferimento in via Monginevro (Borgo
San Paolo).
Nel 1909 esce la 15/20 HP (tipo 54 Beta) con
motore monoblocco, nel 1910 la 20 HP (tipo 55 Gamma) con cilindrata
maggiore, nel 1911 la 20/30 HP (tipo 56 Delta) e la Didelta tipo 57
entrambe con alimentazione a pompa e poi la nuova 20/30 HP (tipo 58
Epsilon) e la 35/50 HP (tipo 60 Eta) con frizione a secco. Di poco
successo è la 12/15 HP (tipo 59 Zeta) mentre internazionale è stato
l’apprezzamento per la 25/35 HP (tipo 61 Theta) lanciata nel 1913, prima
autovettura con impianto elettrico completo.
In questi anni la Lancia è impegnata anche
nelle sfide automobilistiche in patria e all’estero. Vincenzo Lancia,
nonostante i suoi trascorsi, partecipa poco a queste competizioni
essendo concentrato nella gestione aziendale. La Lancia si avvale quindi
di piloti come William Hilliard, Guido Airoldi, Gerolamo Radice, Armando
Bacchi, Tangazzi e Stewart. Da ricordare sono le vittorie di Billy
Knipper al Tiedmann Trophy di Savannah in Usa e quella di Mario Cortese
nella Targa Florio al circuito delle Madonie (1911). Altri piloti,
Browne, Garetto, Guglielminetti, Pietro Bordino si alternano fino al
1913 anno in cui l’ultima Lancia scende in pista alla Corsa del
chilometro di Vercelli con alla guida forse lo stesso fondatore Vincenzo
Lancia.
Dopo aver già servito il Regio Esercito
nella Guerra di Libia con l’autocarro militare 1Z, la Lancia durante la
Grande Guerra diviene “Stabilimento ausiliare di guerra” rifornendo le
commesse belliche con altri autocarri come lo Jota e il Diota carrozzati
Farina e autoblindati dall’Ansaldo.
Nel 1918 il socio Fogolin lascia per motivi
familiari e l’azienda si riconverte agli usi civili nel 1919 con il
lancio della nuova Kappa, derivata dalla Theta, con cambio al centro e
ruote in metallo.
Nello stesso anno Giovanni Lancia, studioso
delle lettere classiche, suggerisce al fratello Vincenzo l’utilizzo
dell’alfabeto greco per enumerare i modelli. Ciononostante, la
produzione subisce un calo che non viene recuperato né dalla sportiva
Dikappa del 1921 che raggiungeva i 125 Km/h, né dalla Trikappa che
superava i 130 Km/h.
Nel 1923 nasce la Lambda a cui i progettisti
Rocco, Cantarini e Scacchi applicano per la prima volta la scocca
portante. Questa vettura importante raggiungendo i 120 Km/h si impone
nelle mitiche Mille Miglia del 1927-28. In questo periodo si inseriscono
le fallimentari e travagliate vicende americane del fondatore che, dopo
aver costituito la Lancia Motors of America, sfugge miracolosamente alla
morte violenta in una visita a New York nel 1929. Tornato in Italia
lancia la Dilambda trasformando al contempo la società in Lancia Spa
(1930) col 40% in esportazioni.
Vincenzo Lancia cerca sbocchi commerciali
pure in Inghilterra con la Lancia England senza però significativi
successi.
Ottiene maggior fortuna con la Lancia
Automobiles fondata a Parigi nel 1931 lanciando l’economica Artena e nel
1932 la Astura con le quali inizia la serie delle nuove denominazioni
ispirate alla civiltà italica e romana. Nel frattempo, filiali Lancia
vengono aperte in tutta l’Italia e nelle colonie e nel 1933 esce una
“utilitaria d’élite”, l’Augusta (Belna in Francia).
Nel 1936 vede la luce l’automobile più
famosa della casa, la Lancia Aprilia (Ardennes in Francia) aerodinamica,
con classico disegno del motore a V, prestazioni superiori, consumi e
velocità contenuti (125 Km/H). Purtroppo Vincenzo Lancia non ne vedrà la
commercializzazione morendo infatti il 15 febbraio 1937 a soli 56 anni.
Prima di morire aveva aperto dei stabilimenti a Bolzano dove si sarebbe
concentrata la produzione dei veicoli industriali tra i quali possiamo
ricordare i Trijota, Tetrajota, Pentajota, i Ro, gli Esatau, Esagamma,
Esadelta, gli autobus Eptajota, Esajota e il famoso Omicron acquistato
perfino all’estero.
La nuova presidenza della Lancia passa
quindi alla moglie di Vincenzo, Adele Miglietti Lancia che affida la
direzione generale a Manlio Gracco, già direttore tecnico, e grazie
all’arrivo del progettista Vittorio Jano dall’Alfa Romeo esce l’Ardea
che avrà diverse versioni taxi (tipo Roma), furgoncino e camioncino.
Ciononostante, dopo il mancato coinvolgimento in azienda di Ugo Gobbato
(Alfa Romeo) e Gaudenzio Bono (Fiat), da parte della Miglietti, e la
breve dirigenza di Arturo Lancia (1944), cugino di Vincenzo, la mancanza
di una ferma guida aziendale si risolve con la nomina del ventitreenne
Gianni Lancia, figlio del fondatore, alla guida della società nel 1947.
Il 1950 si apre con la presentazione
dell’Aurelia, automobile con scocca portante, sospensioni a ruote
indipendenti e trazione posteriore. Ovviamente elegante, progettata
durante la guerra sull’Aprilia, disponibile nelle versioni B10, B50 e la
coupé B20 che assieme alle D20, D23, D25 partecipano alle Mille Miglia,
alle 24 ore di Le Mans, al Sestriere, alla Targa Florio.
Nel 1953 si sostituisce l’Ardea con la Appia
anche in versioni commerciali furgoncino, camioncino e autolettiga. Dal
1954 si avvia la seconda serie dell’Aurelia con la B12 e poi nel 1955 la
B54 (tipo America). Nel 1956 esce la seconda serie dell’Appia con le
coupé disegnate da Pininfarina, la convertibile di Vignale e l’Appia
Zagato.
Il traguardo della Formula 1 è raggiunto con
la D50 e il coinvolgimento di piloti come Alberto Ascari, Luigi
Villoresi, Juan Manuel Fangio. Del 1957 è la lussuosa Flaminia,
ammiraglia della casa, di cui un esemplare viene usato anche oggi nelle
occasioni ufficiali dal Capo dello Stato.
Nel 1958 la proprietà della società viene
trasferita da Adele Lancia, il cui figlio Gianni era partito per il
Sudamerica, alla famiglia Pesenti. All’interno della società operava da
tempo comunque il prof. Antonio Fessia che, già curatore della seconda
serie, lancia nel 1959 la terza serie dell’Appia nelle versioni Lusso,
Giardinetta e Sport, la Flavia nel 1960 e la Fulvia nel 1963.
L’ingresso in Fiat nel 1969 assieme ad
Autobianchi e Ferrari vedono l’uscita della Beta-Trevi e della Gamma
mentre l’azienda si specializza nelle competizioni sportive rally con la
Lancia Stratos. Un’automobile di successo epocale è stata la Delta
(1979), disegnata da Giugiaro nelle sue diverse versioni, con le
vittorie rally dell’HF integrale. Dotata di convergenza regolabile, la
sua presa sul mercato è così duratura che rimane in produzione per 13
anni con una seconda serie dal 1993 al 1999. Seguono altri modelli ormai
storici come la Y10 Autobianchi, la Prisma, la Thema, la Dedra, la Kappa
che rappresentano l’apogeo del marchio.
Successivamente la Lancia, come le altre
case del gruppo, subisce la crisi Fiat tra il 2000 e il 2004.
In questi ultimi anni sono da ricordare la
poco fortunata Thesis, le piccole Lancia Y, la monovolume compatta Musa
e la Phedra, derivate rispettivamente dalle Fiat Idea e Fiat Ulysse.
Nel 2010 debutta la nuova Delta a cui, per
gli allestimenti di lusso, verrà applicata la verniciatura opaca per
l'intera carrozzeria.
L’accordo recente della
Fiat con la Chrysler sembra foriero di un positivo sviluppo commerciale
del marchio visto che, almeno in Europa, i prodotti della casa americana
verranno venduti con marchio Lancia assorbendo le concessionarie
Chrysler e Jeep.
Lorenzo Scocciolini |