LA STORIA DI KARL ABARTH
di Stefania Salemme
Karl Abarth nasce in Austria il 15
novembre del 1908 da una famiglia benestante e, fin dalla tenera
età, dimostra una grande passione per il mondo dei motori. A
soli sedici anni decide di lavorare nelle officine della
Castagna & C, che si occupano della meccanica di precisione, per
poi passare alla Degan in cui si fabbricano telai per
motociclette.
La sua genialità ed il suo rapporto speciale con
i motori vengono subito notati dal campione di motociclismo
Josef Opowsky, che lo inserisce subito nel team della storica
Moto Thun, Grazie al contatto quotidiano con i motori, a soli
venti anni, Abarth crea il suo primo telaio motociclistico
ovviamente, sempre con la collaborazione della Degan.
Dopo una serie di spiacevoli vicissitudini
vissute sul piano personale, ed in rotta con la Thun nel 1929
decide di acquistare una moto usata che rimodella partendo dal
telaio, rendendola così adatta a correre in pista. La prima
vittoria nelle competizioni ufficiali giunge poco tempo dopo a
Salisburgo. Successivamente egli costruisce la sua prima
motocicletta con il marchio Abarth , con un motore
monocilindrico a due tempi di 250cc, raffreddato ad acqua da due
radiatori.
Da questo momento prende il via la sua duplice
attività di corridore e di costruttore. Il 4 maggio 1930, in
seguito ad un gravissimo incidente automobilistico che gli
costerà la frattura del ginocchio, Abarh pone fine alla sua
attività di corridore.
Tuttavia, grazie alla sua intelligenza molto
versatile, riesce ben presto a tornare alle competizioni grazie
ad un sidecar, più sicuro e più confortevole delle due ruote.
Tornato nelle sue officine Degan, Abarth mette a
punto un nuovo sistema di scarico ed una nuova marmitta. Nel
1932 decide inoltre di lanciare una sfida alla Orient Express:
si tratta di compiere un percorso accidentato, quasi
impossibile da praticare, della lunghezza di 1370Km che va da
Ostenda a Vienna. Questa sfida viene vinta da Abarth, che
ottiene anche un immenso ed incondizionato amore dal pubblico.
Nel 1939, in seguito alle difficoltà dovute alla seconda guerra
mondiale, egli diviene cittadino italiano e continua a
gareggiare con il sidecar lungo la Slovenia. In seguito ad un
ennesimo incidente, decide di ritirarsi definitivamente dalle
gare automobilistiche e va a vivere a Merano. Nel 1946 egli
viene nuovamente chiamato a far parte delle competizioni grazie
all’intervento di Ferdinand Porsche e riesce addirittura a
correre al fianco del grande Tazio Nuvolari.
Nel 1949 grazie all’aiuto di un altro pilota,
Guido Scagliarini, Abarth decide di aprire un’azienda che porta
il suo nome e che avrà come icona il suo segno zodiacale, lo
scorpione.
L’azienda si stabilisce a Torino e, alla fine
dell’anno, conta addirittura trenta nuovi dipendenti. Abarth
chiama a se piloti dal grande calibro come Nuvolari, Cortese e
Sonetto. Egli ed i suoi collaboratori cominciano a studiare a
fondo la struttura della “Topolino”, migliorandone la marmitta
ed implementandone così le prestazioni, grazie anche a nuove
pompe dell’acqua e nuovi collettori. Nel 1951 Abarth ed il suo
team mettono sul mercato due vetture: la 204 e la 205°. Tuttavia
è la 1500 che nel 1952 regala ad Abarth la massima notorietà
grazie alla sua linea sportiva, ed i tre fari frontali di cui
uno solo in posizione centrale. Nel 1955 Abarth ha l’ennesima
geniale intuizione: la rielaborazione della Fiat 500 per
ottenere poi la sportiva 750 GT.
La vettura sbaraglia tutte le competizioni delle
Mille Miglia e di Monza. L’anno successivo con una Fiat Abarth
carrozzata Martone, riesce a collezionare una serie di successi
in velocità: a Monza , il 18 giugno, batte il record delle 24
ore coprendo circa 3.743 Km per una velocità massima di 155
Km/h. Successivamente, tra il 27 ed il 29 giugno, sempre sullo
stesso circuito lombardo, Abarh colleziona altri record tanto
che una rivista tedesca gli dedica una copertina.
Il 1958 è un altro anno di grandi successi,
grazie anche alla collaborazione di Zagato e Pininfarina. Egli
decide così di accordarsi con Vittorio Valletta, amministratore
delegato della Fiat, per un conferimento di premi in denaro dopo
ogni gara vinta. Negli anni ’60 Abarth diviene un mito del mondo
delle quattro ruote. Negli anni ’70, egli si dedica assiduamente
alla Fiat Auto, realizzando vetture come la A112 Abarth,
perfezionata negli anni seguenti. Il grande genio dei motori,
l’uomo che sapeva “parlare” con le auto, si spegne il 24 ottobre
del 1979, e con lui se ne va un pezzo di storia.
Stefania Salemme |
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