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di Stefania Salemme
La domenica mattina del ventitrè ottobre 2011, verrà
ricordata da tutti con una velo di tristezza ed un pizzico di nostalgia
per la perdita di un ragazzo mai conosciuto di persona, ma già nostro
amico grazie ai teleschermi.
Quella mattina il Moto Gp è in trasferta in Malesia, nel
circuito di Sepang, e nel corso del secondo giro, verso le 09.55, accade
qualcosa di assurdo: la moto su cui corre Marco Simoncelli taglia di
netto una curva a destra, il pilota resta ancorato al mezzo e finisce
letteralmente schiacciato dalle moto di Colin Edwards e Valentino Rossi,
che non hanno potuto evitare in nessun modo l’impatto.
Vola via il casco di Simoncelli, volano in aria pezzi
della sua moto, ma tutto resta avvolto da un silenzio irreale.
I due piloti si rialzano, ma Supersic no, lui resta
immobile, nella stessa posizione innaturale in cui è caduto.
Giungono celeri i soccorsi, ma si capisce da subito che
ormai è troppo tardi, non resta che pregare e sperare in un miracolo,
uno di quei miracoli che si sa già che non avverranno mai.
Restano muti i giornalisti, muti i colleghi di gara, muti
il padre e la fidanzata e muti anche i telespettatori da casa.
Poi ad un tratto la telecamera incrocia per un attimo lo
sguardo di papà Paolo che scuote rassegnato la testa: forse per Marco
non c’è più niente da fare.
Sono le ore 11.00 quando viene data la notizia ufficiale:
Supersic è volato in cielo, probabilmente nel momento stesso
dell’incidente.
Ed ecco che dal quel preciso momento inizia la
celebrazione di un bravissimo pilota, di un ragazzo dai riccioli ribelli
e dal sorriso scanzonato che si divertiva a prendere in giro un po’
tutti: dai giornalisti, al suo amico inseparabile Valentino Rossi.
Non resta tanto da dire: è il rischio calcolato di un
mestiere, un mestiere che per un ragazzo di ventiquattro anni era una
passione, una ragione di vita che non gli ha fatto temere nemmeno per un
minuto la morte a cui Marco è andato incontro a modo suo, come solo lui
sapeva fare!
Tutta Coriano, suo paese natale, l’Italia e chi lo
conosceva, si stringe in un ultimo timido abbraccio per salutare chi non
c’è più, e non ci sono parole o gesti che possono rendere l’idea del
dolore che si prova. Restano solo due moto accanto ad una bara grigia
con pochi fiori bianchi, restano i palloncini con il numero 58 che
volano nel cielo, resta lo sguardo fisso nel vuoto di papà Paolo, della
mamma Rossella, della sorellina Martina e della sua fidanzata Kate.
Ciao
Supersic, divertiti a correre anche da lassù!
(M.S.)
Storia
di Renzo Pasolini
Renzo Pasolini, da tutti i suoi tifosi soprannominato Paso, nasce a
Rimini il 18 luglio 1938. Figlio di Massimo, anche lui esperto
motociclista e corridore, inizia ad avvicinarsi al mondo delle gare di
motocross nel 1958.
Da buon romagnolo è amante della buona cucina, non disdegna il vino e si
diverte, come tutti i suoi amici della sua età, a fare tardi la sera.
Dopo l’esperienza entusiasmante delle gare di motocross, nel 1962,
decide di passare ufficialmente al mondo delle competizioni. Dopo tanto
impegno, nello stesso anno, riesce a vincere, e per ben due volte si
piazza davanti a Giacomo Agostani.
Seguono due anni di stop, e nel 1964, torna nuovamente a correre
passando ai seniores sempre alla guida della Aermacchi 250 e 350.
L’anno successivo con la Benelli 250 riesce ad ottenere il secondo posto
e nella classe 350 si classifica al terzo posto sempre dietro Giacomo
Agostini.
L’anno successivo la Benelli decide di potenziare la moto perchè
intuisce le grandi potenzialità del pilota e gli affida così la
nuovissima 500, a quattro cilindri, che Paso porterà immediatamente alla
vittoria.
Da quel momento ha inizio una serie di performances che sulla pista
fanno sognare i telespettatori: in ogni gara si assiste alla sfida tra
lo stesso Paso, Agostani in sella alla MV Agusta ed infine Hailwood con
la Honda.
Il 1968 è invece l’anno dei secondi posti, ma allo stesso tempo è anche
l’anno della conquista del titolo nella classe 250 e 350.
L’anno seguente l’eterna sfida con il suo rivale Agostani si conclude
con una capitolazione da parte di Paso dovuta, forse, a problemi tecnici
della sua moto.
Il 1970 è un anno professionalmente grigio, tanto da indurre Paso a
divorziare dalla Benelli per passare, poi, nuovamente alla Aermacchi,
nel frattempo fusa alla Harley Davidnson.
Il 1972 è l’anno della prima vittoria ed il successivo è quello del
mancato titolo mondiale. Giungiamo così al 20 maggio dello stesso 1973 e
precisamente nella pista di Monza.
Durante la gara Paso cade e viene sbalzato fuori dalla moto coinvolgendo
nella sua carambola mortale altri otto piloti. Morirà successivamente in
ospedale a causa delle ferite riportate.
Si conclude così con un epilogo tragico la storia di un ragazzo semplice
con la passione delle due ruote, una stessa storia che ci porterà, molti
anni dopo a piangere un altro grande pilota morto in circostanze simili:
Marco Simoncelli, per tutti, SuperSic.
Stefania
Salemme
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