LE PRINCIPALI TECNICHE DI GESTIONE
DEI RIFIUTI
di Federica Marti
Nell’ultimo secolo con il verificarsi dell’aumento
dell’uso di beni di consumo si è osservato un incremento della
produzione di rifiuti che la gente miscela rendendoli difficilmente
recuperabili. Il problema dello smaltimento dei rifiuti è stato oggetto
di cronaca negli ultimi anni, soprattutto quello riguardante la
situazione della Campania, dove le strade erano state sommerse e
intasate dalla montagna di rifiuti prodotti e non smaltiti.
La prima volta che in Italia si è iniziato a parlare di
Gestione dei rifiuti risale all’entrata in vigore del Decreto Ronchi
L.22 del 5 febbraio 1997 oggi abrogato e assorbito dal Decreto
Legislativo 152/2006 IV parte e s.m.i.(modificato D.lgs. 55/11)
denominato anche Testo Unico Ambientale.
LE RESPONSABILITA’ NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI
Nel presente Decreto la gestione dei rifiuti è definita
come “un’attività di pubblico interesse” con cui i rifiuti devono
essere gestiti attraverso metodologie che non comportino un pericolo di
inquinamento per suolo, acqua e aria o pericolo per la salute delle
persone e senza danneggiare il paesaggio con odori sgradevoli e rumori.
Il compito più importante è quello dello Stato, delle
Regioni e degli enti locali che con ogni mezzo e azione si devono
avvalere di soggetti di natura pubblica o privata. La gestione dei
rifiuti è operata nel rispetto dei principi di precauzione, prevenzione,
sostenibilità, proporzionalità e responsabilizzazione dei soggetti
coinvolti nella produzione, distribuzione, utilizzo e consumo di beni
che originano i rifiuti attenendosi così al principio del “chi inquina
paga”.
Secondo l’Art. 195 lo Stato ha gli obblighi fondamentali
di indirizzo e coordinamento per l’attuazione del decreto, definizione
di norme e linee guida che regolino le metodologie di gestione dei
rifiuti e organizzazione della raccolta differenziata. Le Regioni
secondo l’Art. 196 devono stabilire dei Piani Regionali di gestione dei
rifiuti, promuovere la gestione integrata e incentivare la riduzione di
produzione dei rifiuti e la raccolta di essi. Nell’Art. 197 viene invece
stabilito il compito delle Province di individuare le zone idonee alla
localizzazione di impianti per lo smaltimento, mentre ai Comuni è
attribuito il compito di concorrere con le ATO (Art. 198).
I produttori dei rifiuti devono conferire i rifiuti a
terzi autorizzati o al servizio pubblico e detenere un registro di
carico/scarico in cui annotare le caratteristiche qualitative e
quantitative dei rifiuti.
CLASSIFICAZIONE DEI RIFIUTI
Per rifiuti solidi si intendono tutti i diversi
tipi di sostanze ed oggetti di scarto o non più riutilizzabili,
realizzati dalle attività delle collettività umane e da cicli naturali.
I rifiuti solidi sono classificati in base alla loro provenienza e
nocività in urbani che sono prodotti da insediamenti civili e si
suddividono in domestici, quelli che provengono dai fabbricati; e
stradali, che si trovano su strade ed aree pubbliche; speciali
quelli provenienti da attività industriali, agricole, artigianali e
commerciali tra cui quelli provenienti dagli ospedali, fanghi di
depurazione, apparecchiature, veicoli e materiali di demolizione e
scavi; e pericolosi contenenti sostanze dannose che rappresentano
un rischio per l’ambiente e la salute umana. La produzione dei rifiuti
solidi urbani è maggiore al Nord Italia rispetto al Sud con una media
stimata di 500 kg all’anno per abitante. La composizione è molto
eterogenea poiché costituiti prevalentemente da sostanze cellulosiche,
materie plastiche, residui organici in particolare di origine
alimentare, rottami ferro-magnetici, vetro e gomme.
METODI DI SMALTIMENTO: LE DISCARICHE
L’Italia, per quanto riguarda l’eliminazione dei rifiuti,
rimane uno dei pochi Paesi industrializzati in cui tale gestione avviene
attraverso lo smaltimento in discarica invece di utilizzare altri
metodi. Le discariche rappresentano il sistema di smaltimento più
semplice ed economico basato sull’interramento dei rifiuti per ottenere
un tipo di demolizione naturale anaerobia della sostanza organica,
grazie alla presenza di batteri presenti nei rifiuti putrescibili.
Solitamente le discariche vengono localizzate in zone distanti dai
centri abitati, ad esempio in avvallamenti naturali o artificiali e aree
di basso valore produttivo e commerciale. Sul fondo vengono
impermeabilizzate con geo membrane per impedire che il percolato,
penetrando il terreno, vada a contaminare le falde idriche. Dopo aver
colmato la discarica, essa viene coperta con uno spessore opportuno per
impedire il passaggio delle acque meteoriche e poi viene posto un metro
circa di terreno vegetale per rivalorizzare il sito.
La zona viene recintata e sorvegliata, periodicamente si
effettuano operazioni di derattizzazione e disinfestazione.
Le discariche si classificano in tre categorie: la
prima riguarda gli impianti che smaltiscono i rifiuti solidi urbani
e quelli speciali assimilabili a essi; la seconda invece è a sua
volta suddivisa in tre tipi – A: materiali provenienti da
demolizioni, costruzioni e scavi; B: per i rifiuti sia speciali
che pericolosi trattatati e non, ma con sostanze dannose presenti in
concentrazione inferiore a un centesimo delle concentrazioni limite;
C: esclusivamente adibite ai rifiuti pericolosi. Il terzo
tipo infine, riceve i rifiuti con elevato grado di pericolosità ed è
dotata di congegni per la protezione dell’ambiente e della salute.
ALTRI METODI DI SMALTIMENTO: INCENERIMENTO
Un altro metodo di gestione dei rifiuti, tra i più
utilizzati, è quello dell’incenerimento, basato sulla distruzione
di rifiuti solidi per mezzo del calore superiore ad una temperatura di
1000°C. Questo metodo porta alla formazione di un residuo stabile e
mineralizzato, costituito da materiale inerte (ceneri, scorie…)
corrispondente al 10% in volume e 30% in peso dei rifiuti iniziali.
Questi depositi possono essere smaltiti in discariche o utilizzati come
materiale di riempimento per lavori edili e stradali, per la
preparazione di malte idrauliche o per la copertura delle discariche
controllate.
Data la produzione elevata di calore che raggiunge anche
le 1200-2500 kcal/Kg sono spesso associati a dei termovalorizzatori
per la produzione di energia elettrica.
IL COMPOSTAGGIO
Un metodo relativamente moderno per il trattamento dei
rifiuti e la loro trasformazione in compost, ma interessa solo la
frazione organica biodegradabile dei rifiuti che va incontro a
processi di decomposizione compiuti dalla flora microbica saprofita
aerobia termofila.
Il materiale organico viene sminuzzato, vagliato e
separato dalla frazione non biodegradabile o a lenta trasformazione,
viene umidificato periodicamente e rivoltato frequentemente per fornire
l’ossigeno necessario a bloccare i processi di fermentazione anaerobica.
Il compost si ottiene in 2-3 mesi e viene utilizzato come fertilizzante
di terreni agricoli impoveriti.
LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Il criterio più valido per ottenere la separazione di
diversi tipi di rifiuto e per recuperare le materie prime da
riutilizzare è la raccolta differenziata. I vantaggi di questa
tecnica sono il basso consumo di energia e materie prime,
l’ottimizzazione del sistema di gestione dei rifiuti a livello globale,
aumento del mercato delle materie prime secondarie e una diminuzione
della quantità di rifiuti da smaltire. Per diventare materia prima
secondaria i rifiuti devono essere conferiti in centri di raccolta
dove vengono selezionati e inviati alle industrie per il reimpiego
(riutilizzo di materie prime recuperate), riutilizzo
(introduzione di materiale proveniente da cicli diversi da quello
originale) e riciclo (reintroduzione di materiale recuperato nel
loro ciclo originario). I materiali soggetti alla raccolta differenziata
sono la plastica, il vetro, la carta, l’alluminio, i rifiuti
ingombranti, pile esauste, farmaci scaduti, gli accessori di informatica
e la frazione organica. Questi rifiuti vengono convogliati in
contenitori appositi, uno per ogni tipo di materiale. Oggi è molto
utilizzata la raccolta differenziata porta a porta, perciò ogni
cittadino è responsabile della gestione dei rifiuti che produce, ed è il
metodo più valido per sensibilizzare le persone ad essere tutori
dell’ambiente e a salvaguardarlo.
Il D.lgs. 152/06 stabilisce che in ogni ATO deve essere
assicurata una raccolta differenziata pari al 65% entro il 31/12/2012.
Aspettiamo tutti il resoconto sperando che l’obiettivo di proteggere
l’ambiente sia entrato nella mente e nel cuore della gente. Inoltre, le
amministrazioni, devono svegliarsi e iniziare ad adottare seriamente
misure atte ad una gestione dei rifiuti che segua alla lettera i
principi di precauzione, protezione e sostenibilità che sono la base
dell’educazione ambientale e che ormai non bisogna più sottovalutare.
Federica Marti |