La Thunderbird /
IL MAGGIOLINO / LA
NEW BEETLE
di Clara Tumminelli
In un libro appena letto uno dei personaggi possiede una
Thunderbird del 1960.
La T-bird è entrata nella storia come icona. E’ stata il
sogno di molte generazioni di giovani americani e non solo.
Fu prodotta dalla Ford Motor Company negli Stati Uniti
dal 1955 al 2005. Il nome evoca una creatura mitologica dei popoli
indigeni del Nord America.
Il primo modello commercializzato aveva solo due posti ed
era decappottabile. Nelle intenzioni dei suoi produttori doveva
competere con la Chevrolett Corvette. Solo con la produzione del 1958
divenne a quattro posti. Fu classificata come una “ personal luxury car”,
ponendo una maggior enfasi sulle caratteristiche per rendere la vettura
confortevole.
Fu un successo immediato, tanto che fu dichiarata “Auto
dell’anno” dal Motor Trend Magazine’s.
La prima T-bird condivideva alcune caratteristiche
tipiche delle auto Ford, ma possedeva una linea elegante ed atletica.
L’idea di lusso era enfatizzata dal maggior comfort e da caratteristiche
che trasformavano l’anima sportiva in una vettura accogliente.
Nel 1956 sono state apportate alcune modifiche. Sono
stati ridisegnati il paraurti posteriore, le code a forma di pinna, sono
stati ampliati la griglia e le luci di coda. Il V8, 5.1 l, è diventato
il motore standard con un’erogazione di 245 CV.
Pur avendo un notevole successo, i responsabili
dell’azienda ritenevano che l’auto potesse essere modificata al meglio,
per poter raggiungere una più ampia fetta di mercato.
Fu così che ne 1958 nacque la seconda generazione con
quattro posti. Pur mantenendo un design come una coupé due porte –
cabriolet, la nuova T-bird fu ampliata notevolmente di dimensioni, per
accogliere appunto i sedili posteriori. La maggiore dimensione portò a
un aumento di peso. Furono raddoppiati i proiettori, le code a forma di
pinne divennero più prominenti e la griglia cromata divenne più audace
e più grande.
Altri cambiamenti furono l’aggiunta di finestrini a forma
di oblò circolare nel tetto e l’aggiunta di alcuni colori della vernice.
Al motore standard si aggiunsero quello da 300 CV e uno
da 350 CV.
Le modifiche furono accolte favorevolmente dal pubblico,
portando un aumento sostanziale nelle vendite.
Nel 1961 un ulteriore ridimensionamento della
carrozzeria. Si accentuò la facciata disegnando un muso appuntito, al
contrario nella parte posteriore le pinne sopra i fanali posteriori
divennero più modeste.
Il primo vero restyling del corpo avvenne nel 1964. Il
modello fu chiamato “Jet Bird”. L’interasse fu allungato di 113 cm. Il
nuovo design consisteva in linee del tetto più corte, in una nuova linea
posteriore e un cofano più lungo.
Il 1967 cambiò il volto della T-bird. Per la prima volta
era possibile avere quattro porte. Cambiarono la griglia e le luci
anteriori, quest’ultime erano celate da una lastra che all’accensione
del motore si apriva e svelava i fari.
Numerosi restyling furono fatti nel corso degli anni, ma
i più significativi sono stati realizzati nel 1977, nel 1980 e infine
nel 1983. Tra il 1997 e il 2002 fu sospesa la produzione. Solo nel 2002
si ripropose un modello a due posti con elementi delle vetture del
’55-’57 e del ’61-’62.
(C.T.)
Il MaggioliNO
uno dei modelli più amati dalle diverse generazioni
nacque dall’idea di un grande uomo: Ferdinand Porsche. Sin da bambino
era affascinato dalla meccanica e dalla tecnica. Negli anni ’20 lavorò
per la Daimler, la più grande industria automobilistica tedesca,
disegnando macchine da corsa. All’epoca, però, solo i ricchi potevano
comprare le automobili. Il sogno di Porsche, invece, era quello di
costruire un’auto che tutti potessero comprare. Nel 1929 sottopose la
sua idea al suo capo, che però rifiutò, allora nel 1931 Porsche si mise
in proprio. Cominciò collaborare in un primo momento con Zündapp,
produttore di motociclette, e in seguito con la NSU, un’altra ditta
costruttrice di moto. I tempi erano difficili e dopo problemi finanziari
anche la NSU si ritirò, lasciando Porsche nuovamente solo, in cerca di
un partner che finanziasse il suo progetto.
Il partner lo trovò in una figura che avrebbe cambiato la
storia.
Adof Hitler nel 1925 lesse una biografiadi Henry Ford
che, con il “Modello T”, aveva creato una macchina accessibile ad un
pubblico più largo. Hitler cominciò a pensare ad una soluzione simile
anche per il popolo tedesco.
Hitler fu eletto Primo Ministro nel 1933 e tenne uno dei
suoi primi discorsi in occasione di un’esposizione di automobili a
Berlino. Il caso volle che Porsche fosse presente e capì che avrebbe
trovato in questa persona un interlocutore interessato.
Nel 1934 avvenne l’incontro tra Hitler e Porsche. Il capo
del governo espose subito i requisiti che la sua “macchina per il
popolo” (Volkswagen letteralmente è macchina popolare)
Doveva fare i 100km/h in autostrada, percorrere 7 km con
un litro, un motore raffreddato ad aria, robusto ed affidabile, capiente
per almeno due adulti e tre bambini o tre soldati e un mitra e
soprattutto doveva costare meno di 1000 Reichsmark. Condizione
quest’ultima quasi impossibile da realizzare, perché l’auto più
economica in commercio era la Opel P4, che costava 1500 Reichsmark.
Porsche accettò. Nel 1936 furono pronti i primi tre
prototipi, che subirono test massacranti. L’anno successivo si
realizzarono altri 30 prototipi e finalmente nel 1938 si ebbe la prima
vettura, conosciuta con il nome Maggiolino, Käfer in tedesco. Sin
dall’inizio ebbe la sua tipica forma che cambiò pochissimo nel corso
degli anni. Il prezzo fu fissato a 990 Reichsmark. La produzione di
serie sarebbe dovuta iniziare nel 1939, però, in quello stesso anno
Hitler iniziò la guerra. Le fabbriche che avrebbero dovuto realizzare la
vettura per il popolo furono trasformate in fabbriche per la produzione
di macchine per l’esercito. Il progetto originale di Porsche fu
trasformato e semplificato, perché i generali avevano bisogno di
macchine facili da costruire e riparare. Il Volkswagen diventò
Kübelwagen (Kübel significa mastello, tinozza), di cui esisteva anche
una versione anfibia, il Schwimmwagen (Schwimm è nuotare).
Alla fine della guerra la Germania fu sottoposta al
controllo dei paesi vincitori (Francia, USA, Inghilterra e Russia), ai
quali fu assegnata una zona. La fabbrica della Volkswagen a Wolfsburg si
trovava nella zona inglese. Gli inglesi ripresero la produzione e nel
1948 aver restituito la fabbrica all’amministrazione tedesca. Purtroppo
Porsche non poté essere nominato responsabile dell’azienda, a causa
della sua stretta relazione con Hitler.
Porsche riprese a lavorare nel suo vecchio ufficio che
aveva aperto nel 1931. Nel 1950 aprì una nuova fabbrica a Stoccarda
cominciando la produzione della Porsche.
Heinrich Nordhoff, divenuto responsabile dell’azienda,
portò tra gli anni ’50 e ’60 al successo il Maggiolino e la Volkswagen.
Il Maggiolino divenne il simbolo del nuovo benessere tedesco. La
produzione si protrasse in Germania fino al 1980.
La produzione non cessò nelle fabbriche della Volkswagen
in Brasile e in Messico.
Nel 1998 fu presentato il nuovo Maggiolino con il nome di
New Beetle.
(C.T.)
LA NEW BEETLE
La New Beetle ha una linea senza tempo. Il suo carisma è
dato dal cofano motore arcuato che dona una forma gioiosa alla vettura,
sembra quasi che sorrida. Le rotondità sono armoniose e caratterizzano
l’aspetto: il tetto arcuato, il parabrezza proiettato in avanti,
passando dai parafanghi fino alla coda abbassata. Dettagli classici come
le maniglie di sostegno a fascia all’interno dell’abitacolo ricordano il
vecchio Maggiolino e assicurano una continuità tra passato e presente.
Grazie alla sua storia e al design particolare ed
inconfondibile la New Beetle è diventata una auto alla moda. Cinque sono
i colori standard, tra cui l’amato giallo girasole, in aggiunta si può
scegliere tra cinque vernici metallizzate e due con effetto perlato. I
rivestimenti sono abbinabili al colore della carrozzeria. L’abitacolo è
spazioso e comodo, caratteristiche assicurate dalle linee morbide e dai
dettagli curati. La strumentazione e le bocchette dell’aria sono
evidenziate da un bordo cromato. Tutta la strumentazione è
caratterizzata da una morbida illuminazione di color blu e ordinata
secondo una nuova disposizione ergonomica.
Di serie su ogni vettura sono disponibili ABS, ESP, air
bag conducente, passeggero, laterali e per la testa anteriori,
alzacristalli elettrici anteriori e posteriori, fari fendinebbia,
attacchi isofix, volante regolabile in altezza ed in profondità,
climatizzatore manuale, radio design New Beetle CD player con 6 altop e
un vasetto portafiori.
Due motorizzazioni: 1.6 benzina con consumi medi su
percorso combinato da 7,5l/100km e 180g/km di emissioni; 1.9 TDI con
consumi medi su percorso combinato da 5,4l/100km e 143g/km di emissioni.
I dettagli non si limitano solo all’abitacolo, bensì
anche alla carrozzeria esterna. Il proprietario ha la possibilità di
scegliere diverse soluzioni per i cerchi. Si possono mantenere i cerchi
di serie in acciaio da 16”, per la motorizzazione 1.6 benzina, oppure si
possono scegliere i cerchi bicolore in lega leggera “Houston”, di serie
per i motori 1.9 TDI con finitura lucida e design dinamico a sei razze,
per giungere ai cerchi in lega “Acapulco” da 17”.
Gli amanti della New Beetle quest’anno avranno una
sorpresa uscirà, infatti, la seconda generazione.
Verrà fabbricata nello stabilimento Volkswagen di Puebla,
in Messico. Certi elementi rimarranno fedeli al vecchio Maggiolino.
Verranno mantenuti i fari anteriori tondi e i grandi parafanghi
anteriori. Il nuovo modello punterà soprattutto sul piacere di guida,
sul comfort e sulla personalizzazione.
La qualità degli interni sarà migliorata notevolmente. Il
frontale sarà allungato da vari centimetri e il tetto verrà schiacciato,
riducendo la classica linea tondeggiante della vettura, il tutto per
conferire maggiore sportività. Le dimensioni saranno accresciute per
donare maggiore spazio all’abitacolo e un aumento di capacità del baule.
Le motorizzazione dovrebbero essere un 2.0 benzina
aspirato da 115 CV, un 1.4 TSI turbo da 122 CV e 180 CV e quasi
sicuramente un 2.0 da 200 o 210 CV, come già visto sulla Gof.
Probabilmente uscirà anche una versione ibrida con un motore elettrico
da circa 30 CV in abbinamento a un turbobenzina da circa 150 CV.
Clara Tumminelli |