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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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  • LA VECCHIA "500": CHE MITO

  • GUIDA E SICUREZZA STRADALE

di Clara Tumminelli

 

Ho provato un’emozione intensa salendo per la seconda volta su una 500 vecchio modello.

La prima volta non avevo neppure diciott’anni. Il padre di una mia compagna per il compleanno le aveva regalato la sua prima macchina. Una 500 Lusso del 1970 di colore giallo ocra. Mi ricordo ancora quell’emozione intensa di euforia e gioia.

La 500 non è solo una vecchia auto, è la storia dell’automobile del nostro paese. Milioni e milioni di esemplari sono stati venduti. E’ stata la prima auto di intere generazioni. Famiglie sono andati in vacanza con la loro 500.

La 500 L ebbe uno strepitoso successo grazie ai suoi colori accesi e così diversi da quelli standard. La modifica esterna più significativa fu l’inserimento di elementi tubolari in metallo cromato aggiunti ai paraurti. Utili in caso di piccoli urti aumentavano la protezione.

“500 coi tubi” la chiamavano. Altre modifiche esterne interessarono le modanature lucide dei gocciolatoi, i profili cromati inseriti nelle cornici dei parabrezza e del lunotto, le borchie coprimozzo e la grafica delle targhette di identificazione.

Furono montati pneumatici radiali per migliorare il comportamento stradale, ma anche per aumentare l’estetica della vettura.

Il volante era a razze metalliche e corona nera, dello stesso colore del cruscotto rivestito con materiale plastico e con portacenere centrale.

Il comfort fu garantito da un vano portaoggetti sul tunnel centrale e da diversi portacarte all’interno delle portiere.

Mi ricordo molto bene questo particolare, perché quando cercai di chiudere la porta non trovai la maniglia e utilizzai questo oggetto in plastica.

Aveva la moquette per terra e sedili in pelle. Il contachilometri arrivava fino a 130, ma noi non l’abbiamo mai provato. Anche perché la casa dava come velocità massima 95 Km/h. 

La meccanica rispetto al modello precedente non fu toccata.

Il motore aveva due cilindri verticali in linea posteriori, erogava una potenza di 18 CV a 4600 giri/min. L’impianto elettrico era a 12 Volt con batteria da 32 Ah, accensione  a batteria e spinterogeno, raffreddamento ad aria a circolazione forzata.

Il cambio era a 4 marce più retro, trasmissione a ruote motrici posteriori, freni idraulici a tamburo sulle quattro ruote. Misurava in altezza 1325 mm, in lunghezza 2970 mm e in  larghezza 1320 mm.

Le stesse dimensioni della 500 Sport. Caratteristica diversa era la potenza erogata di 21,5 CV sempre a 4600 giri/min. Diverso era il rapporto di compressione 8,6:1 per la S contro 7,1:1 per la L. Anche il rapporto della coppia conica divergeva: 8/39 per la S e 8/41 per la L.

La differenza è evidente nella carrozzeria e nei colori. Caratteristica tipica della 500 Sport era il tetto completamente in lamiera solcato da tre nervature. La carrozzeria era bianca con una riga rossa, dello stesso colore dei sedili interni e della fascia esterna delle coppe copriruote in lamiera.

Studiata per le corse automobilistiche. Fu dotata di una cilindrata di 499,5 cm³ anziché di 479 cm³, rispetto alle prime autovetture. La potenza fu aumentata grazie a un nuovo albero a camme in acciaio con una differente fasatura e un carburatore Weber 26 IMB 2.

Questo modello del 1959 aveva, però, ancora alcune caratteristiche tipiche delle prime 500 come le portiere incernierate posteriormente e conseguente apertura anteriore, gli indicatori di direzione laterali a goccia in metallo lucido e le tre piccole feritoie poste sopra i fanali anteriore, simile a dei baffi.

Due modelli simili, ma anche così diversi. Accomunati dai sentimenti, seppur così diversi, che provocano nell’animo umano. Nostalgia e ricordi per le persone di una certa età, eccitazione e gioia per i più giovani.   


GUIDA E SICUREZZA STRADALE

 

La Ss 36 è la strada che collega Milano allo Spluga. E’ stata per secoli una delle vie di comunicazioni più importanti che collegava l’Italia al Nord Europa.

Il tratto che da Lecco giunge a Colico è la parte più recente. Sono state realizzate delle gallerie nelle montagne, per rendere la strada più scorrevole. Il tragitto della vecchia 36, ora Sp 72, seguiva la conformità del terreno lacustre, fatto di rientranze e sporgenze.

Il 25 gennaio di quest’anno è scesa una frana sulla strada. Ha interessato la carreggiata che sale a Colico, in località Pino, nel comune di Varenna. Hanno chiuso il tratto per permettere lo sgombro del materiale e la messa in sicurezza del tratto. Chiusura durata circa una settimana, con conseguente deviazione del traffico sulla strada costiera e sulla strada Sp 62 che congiunge Lecco a Bellano, attraverso la Valsassina.

Per ovviare ai problemi viabilistici hanno aperto un by pass sulla carreggiata opposta. Le due corsie a senso unico sono state trasformate in corsie a doppio senso di marcia.

Ho percorso la strada in febbraio, non ricordo bene il giorno. Era la prima volta, dopo la caduta della frana, che transitavo su questa strada. Mi sono accorta dei cartelli che indicavano il restringimento di carreggiata, da due ad una corsia, i cartelli che indicavano una velocità ridotta rispetto a quella di norma e le righe gialle. Non ho visto il cartello che indicasse il doppio senso di marcia. Ho pensato a dei lavori in corso, come capita spesso sulle strade. Non mi sono ricordata della frana, anche perché non percorro questa strada spesso.

Nella mia stessa situazione si possono trovare tutti i turisti che si dirigono al lago e nella Provincia di Sondrio e viceversa.

Ho notato che sull’unica riga gialla continua erano stati collocati i birilli: i deflego.

Molti erano, però, già stati strapparti, molto probabilmente dalle ruote dei camion.

E’ stato particolare vedere un birillo in piedi e dopo decine di metri nulla, altri due birilli e poi nulla. Così per tutto il tratto del doppio senso.

Dopo due mesi dalla frana in quel tratto è successo un incidente. Uno scontro frontale. Questo ha naturalmente creato problemi alla circolazione. Le auto sopraggiunte sono rimaste per lungo tempo ferme in coda, aspettando che la strada fosse nuovamente percorribile.

Il comportamento di questa persona è condannabile. Non ci sono attenuanti.

Devo dire, però, che ho percorso la strada circa una settimana dopo l’incidente. I cartelli di doppio senso di marcia li hanno messi, ma non era rimasto in piedi nemmeno un birillo.

L’incidente non sarebbe successo se l’autista non avesse superato. Poniamo il caso che non ci fossero i cartelli del doppio senso e quindi non pensasse che sopraggiungesse una macchina. Accettiamo anche che non rispettasse i limiti di velocità, perché la strada era libera. La linea gialla continua avrebbe dovuto fargli sorgere un dubbio. Certamente se ci fossero state due linee continue gialle e in mezzo una serie di birilli. Non quei birilli utilizzati, piccoli e alquanto invisibili.

L’autista forse non avrebbe superato, impossibilitato dal farlo e l’incidente non sarebbe successo.

Un progresso è stato fatto prima che iniziassero le vacanze di Pasqua. Hanno collocato dei separatori di corsia. Sono oggetti fissati all’asfalto, con base lunga circa un metro, larga quindici - venti centimetri e di color giallo. Al centro si eleva il birillo. Impossibile non vederlo, si notano per l’altezza e la larghezza, ma anche per le strisce bianche e rosse. Collocati tra uno e l’altro circa dieci, dodici metri. Sono di plastica dura e se qualcuno decidesse di superare oltre a farsi male, procurerebbe un danno ingente alla sua macchina con conseguente esborso di soldi per sistemarla.

L’incoscienza, l’irresponsabilità delle persone è tante volte un dato di fatto. Ad alcuni autisti non si può cambiare modo di pensare o chiedere di essere più prudenti. Non riescono a cambiare il loro stile di guida.

Credo si possa ovviare al problema, almeno in parte, utilizzando tutti i mezzi esistenti come i cartelli, la segnaletica, i birilli, le cascate luminose. Oggetti indispensabili e sostituirli in caso di rottura, malfunzionamento o altro.  

Clara Tumminelli


 

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