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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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  • SANT'AMBROGIO

  • NOVEMBRE: RASSEGNA GASTRONOMICA DEL LODIGIANO

  • SANTA LUCIA

di Clara Tumminelli

 

Dicembre è un mese ricco di ricorrenze: Immacolata, Natale, Santo Stefano, ultimo dell’anno. Nello stesso mese un’altra data importante è il 7, in cui ricorre Sant’Ambrogio. Questo santo è festeggiato in molte località della penisola, tra cui Milano.

Sant’Ambrogio, infatti, è il patrono della città meneghina.

Ambrogio nacque a Treviri, nella Gallia, verso il 339. Era figlio di un funzionario romano in servizio al di là delle Alpi. Dopo la morte del padre la famiglia rientrò a Roma. Studiò diritto e retorica e intraprese la carriera giuridica.
Caso volle che alla morte del Vescovo di Milano, lui si trovasse in città. In qualità di funzionario imperiale cercò di evitare quei disordini spesso provocati dalle elezioni ecclesiastiche. Nelle adunanze dei fedeli fece discorsi saggi e toccanti. A seguito delle sue parole dall'assemblea si alzò un grido: " Ambrogio Vescovo! ".
Ambrogio affermò la sua impossibilità nel ricoprire la suddetta carica, in quanto non era battezzato. Inoltre si sentiva indegno, in quanto peccatore.  All’insistenza della folla rispose con la fuga. Alla fine ricevette il battesimo. A seguito della consacrazione episcopale iniziò la lettura dei libri sacri, poi studiò i Padri della Chiesa e i Dottori.

L'opera di Ambrogio fu importante, incisiva e ampia. Sostenne dinanzi all'Imperatore, non solo i diritti della Chiesa, ma l'autorità dei suoi pastori.
Quando Teodosio, in seguito all'uccisione del comandante del presidio di Tessalonica, fece massacrare un numero impressionante di abitanti innocenti. Ambrogio gli rimproverò il massacro e gl'impose una pubblica penitenza. Teodosio cercò di resistere, infine cedette. Una delle iconografie ambrosiane rappresenta Sant'Ambrogio che scaccia dalla soglia della cattedrale l'Imperatore.

Ricevette la nomina a vescovo il 7 dicembre 374 a Milano.

Ambrogio è considerato una guida fondamentale della Chiesa occidentale, in cui inserisce anche la ricchezza della tradizione orientale. Autore di celebri testi liturgici è considerato il padre della liturgia ambrosiana.

Per ricorrenza del Santo Patrono si organizza la fiera degli Oh bej. Oh bej.

Le origini della festa risalgono al 1510 con l’arrivo in città di Giannetto Castiglione, primo Gran Maestro dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Egli era stato incaricato dal Papa di recarsi a Milano, per ravvivare la devozione e la fede verso i Santi da parte dei cittadini ambrosiani.

Giannetto ebbe paura di non essere accolto benevolmente dalla popolazione milanese. Decise allora di portare un gran numero di pacchi, riempiti con dolciumi e giocattoli. Giunse a Milano nel giorno dedicato a Sant’Ambrogio. Iniziò subito a distribuire il contenuto dei pacchi ai bambini milanesi, i quali si erano radunati intorno al corteo, insieme ad una gran folla di cittadini.

Il nome deriva dalle esclamazioni di gioia dei bambini per i doni ricevuti. L'espressione dialettale Oh bej! Oh bej! si traduce in italiano nella manifestazione di stupore "Oh (che) belli!, oh (che) belli!".

Da allora si cominciò ad organizzare, nel periodo della festa dedicata al Patrono, la fiera degli Oh bej! Oh bej!. Sono allestite bancarelle di vestiti, giocattoli, dolciumi e prodotti gastronomici.

La fiera, in passato, era ubicata nelle vie attorno alla basilica di Sant’Ambrogio.

La basilica è una delle più antiche chiese di Milano. Fu fondata dallo stesso Vescovo Ambrogio tra il 379 ed il 386. E’ considerata il più importante esempio di architettura romanica lombarda. La sua struttura attuale è il risultato di una serie di interventi strutturali realizzati nel tempo.

Nelle più recenti edizioni la fiera è collocata vicino al Castello Sforzesco.

(C.T.)


SANTA LUCIA

A dicembre non solo Babbo Natale porta i regali, ma in alcune comunità anche Santa Lucia il giorno 13.

In alcune regioni dell'Italia settentrionale, particolarmente nel Trentino occidentale e nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Verona e Udine esiste una tradizione legata ai "doni di Santa Lucia”.

Secondo la moderna usanza, nata negli anni trenta e consolidatasi nei decenni successivi, i bimbi scrivono una lettera alla Santa, elencando i regali che vorrebbero ricevere, essendo stati bravi ed obbedienti durante l'anno.

Nella tradizione è uso che i ragazzi più grandi, nelle sere precedenti, percorrano le strade suonando un campanello da messa e richiamando i piccoli ad andare subito a letto, per evitare che la Santa li veda e li accechi, gettando cenere nei loro occhi. La sera precedente i bambini assieme ai genitori preparano del cibo, di solito delle arance, dei biscotti, mezzo bicchiere di vino rosso per ringraziare la Santa e del fieno per l'asino che trasporta i doni.

Il mattino del 13 dicembre, al loro risveglio, i bambini troveranno un piatto con le arance e i biscotti consumati, arricchito di caramelle e monete di cioccolato e nascosti nella casa i doni che avevano richiesti.

Per festeggiare la ricorrenza in alcune località è organizzata una fiera nel centro cittadino. In queste fiere gli articoli maggiormente presenti sono torroni, croccanti, altri dolciumi e giocattoli. Secondo la tradizione dei doni di Santa Lucia il torrone è, soprattutto, regalato alle ragazze.

Nella religione cristiana la vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione. Visse a Siracusa. Morì martire, secondo la tradizione, sotto la persecuzione di Diocleziano intorno all'anno 304. Gli atti del suo martirio raccontano di torture atroci subite per volontà del prefetto Pascasio, che non accettava i segni divini della sua persona.

Il martirio incomincia con la visita di Lucia assieme alla madre Eutichia, al sepolcro di Agata a Catania, per chiedere la guarigione dalla malattia da cui era affetta la madre.

Mentre la madre è intenta a toccare il sepolcro. Lucia cade in un sonno profondo in cui le appare Agata che la informa dell’avvenuta guarigione della madre e le predice il suo futuro martirio. Al ritorno dal pellegrinaggio Lucia comunica alla madre la sua decisione di consacrarsi a Cristo. A tale fine le chiede pure di potere disporre del proprio

patrimonio per devolverlo in beneficenza. Eutichia le risponde che li avrebbe ereditati alla sua morte e che solo allora avrebbe potuto disporne a suo piacimento. Lucia riesce a convincere la madre, la quale finalmente le dà il consenso di devolvere il patrimonio paterno in beneficenza, cosa che la vergine fa appena arrivata a Siracusa. Il promesso sposo di Lucia, venendo a conoscenza del fatto chiede spiegazione. Furioso decide di denunciare al governatore Pascasio la scelta della fede cristiana della promessa sposa. Lucia è condotta al suo cospetto e sottoposta a processo e a un faticoso interrogatorio.

Il governatore Pascasio decide, infine, di infliggerle la pena del postribolo. La vergine secondo la tradizione diventa inamovibile e salda. Nessuno riesce a spostarla. Pascasio ordina che sia bruciata, ma il fuoco non la brucia, allora sentenzia che Lucia perisca per spada. La vergine è decapitata.
Un’epigrafe
marmorea del IV secolo è la testimonianza più antica del culto di Lucia. Si trova nelle catacombe di Siracusa, le più estese al mondo dopo quelle di Roma.

La devozione alla Santa si diffuse molto rapidamente.

(C.T.)


NOVEMBRE: RASSEGNA GASTRONOMICA DEL LODIGIANO

Ogni anno si organizza, nel mese di novembre, la rassegna gastronomica del lodigiano. I menù sono a base di piatti della tradizione del territorio.
Una delle grandi novità della Rassegna 2011 è stata l’introduzione di menu tematici: menù zucca e castagne, menù della tradizione, degustazione salumi e formaggi.
La tipologia di locali è ampia e per tutti i gusti: top-restaurant che in Rassegna offrono menù ad un prezzo inferiore di quello “alla carta”, trattorie, ristoranti in ambiente rurale, quelli del centro storico di Lodi e locali immersi in tenute o parchi.
Il filo conduttore è il mangiare della tradizione, con prodotti locali. Uniti dalla filosofia del sedersi a tavola in famiglia o in compagnia. Un rituale considerato “sacro”.
La gastronomia lodigiana è quella tipica casalinga della bassa Padana. I prodotti tipici del territorio sono sostanzialmente tre: il burro, il formaggio ed il maiale.
La cucina rispecchia la vocazione agricola di questo territorio, ricca di piatti che sono il frutto della sapiente elaborazione dei prodotti della cascina.
Negli antipasti il posto d’onore spetta alla frittata, cucinata in tanti modi: con gli asparagi, macerata nell’aceto di vino, con la luganiga. Ad accompagnare questa piccola entrée seguono: cotechino e zampone lessati, pesce marinato, funghi e peperoni sott’olio.
Tra i primi piatti troviamo la Minestra maridada, il riso con numerosi ortaggi, riso e latte, numerose versioni di risotto: alla salsiccia o la salamela, alle verze e fagioli, ai funghi e panna, alla zucca, al mascarpone. Altro piatto della cucina contadina sono gli gnocchi: di farina e patate, di spinaci, di erbe. Non dimentichiamo i ravioli casalinghi con il ripieno di carne trita e qualche amaretto, oppure di zucca lessata, in brodo di cappone o al burro fuso.
I secondi piatti sono gustosi ed invitanti come la Trippa, la Supa di morti con fagiolini, cotenne e costine di maiale, cipolle, sedano, burro e olio. Piatto facile da preparare e con diverse varianti: le polpette. Oltre a quelle di carne tritta, si preparano quelle di verza, di melanzane e le Pulpite ligade: fettine di lonza con il ripieno di formaggio di grana, pane grattugiato, salsiccia fresca, arrotolate e legate con filo di refe.
Leccornia, per alcuni, e piatto tipico della campagna sono le rane. Cucinate col sugo, impanate e fritte.
Non bisogna dimenticare gli animali tipici dell’aia: galline, capponi, tacchini, galli, anatre e faraone. Sono lessi od arrosto ripieni di solito di carne.
A completare i secondi si hanno piatti a base di coniglio e i selvatici.
Fra i piatti più curiosi si hanno gli Uselin de scapada (uccellini di fretta) che non sono veri uccellini, ma involtini fatti con pancetta, fegato e lombo di maiale, tagliati a dadi con l’aggiunta di una foglia di salvia.
I pesci sono d’acqua dolce. Si hanno carpe al forno, le trote al forno o lessate, le anguille in umido o fritte e lo storione.
Ad accompagnare la maggior parte di questi piatti si ha la polenta. Una versione più succulenta e sostanziosa è la Pulenta pastissada (polenta pasticciata) fatta con sugo, carne tritta, burro, sfoglia di formaggio (la famosa Raspadüra). Si realizza il piatto mettendo a strati la polenta e il composto.
Come contorno le verdure dell’orto e dei campi: verze, cicoria selvatica, zucchine, erbette, melanzane, fiori di zucca impanati e fritti, peperonata e tanto altro.
Dopo i numerosi formaggi si arriva, infine, ai dolci. La più conosciuta è la torta di Lodi, a base di mandorle. Appartiene alla famiglia delle “sbrisolone”.
Molto apprezzati anche i cannoli alla lodigiana, la torta di Casalpusterlego, la ciambella di Castelnuovo Bocca d’Adda, gli amaretti di Sant’Angelo Lodigiano e la Cotognata di Cologno, il croccante, le castagnole, le numerose torte e un’infinita varietà di dolci.
 

Clara Tumminelli

 


 

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|Anno XIV num.4 - Lug./Ago. 2015| - Per informazioni e-mail: redazione1@spaziomotori.it

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