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2007: Vendite in crescita nel settore automobilistico

I migliori profitti si vedono nel segmento di mercato a medio-lungo termine

 

di Davide Murgano (Feb. 2008)
 

Con immatricolazioni vicine ai 2,5 milioni di unità per il mercato automobilistico il 2007 è stato l’anno del record in termini di guadagno. Il risultato raggiunto è frutto soprattutto  della politica delle rottamazioni, ma  tuttavia le vendite devono la loro performance anche al segmento delle cosiddette flotte aziendali

(estraneo alle rottamazioni e disincentivato dal punto di vista fiscale). Le flotte aziendali, corrispondono alle vetture a uso di società e di noleggiatori.

La cui vendita, più ancora che legarsi agli exploit di un anno, registrano nel medio-lungo periodo un’evidente crescita con un  segmento che oggi vale circa il 27% dell’itero mercato automobilistico italiano.

Quando si parla di mercato delle flotte, il pensiero va subito alle auto di proprietà a uso interno, guidate dallo stesso imprenditore o a quelle assegnate ai dipendenti per lavoro o per benefit, il più delle volte con entrambe le finalità (uso promiscuo). In questo c’è una buona parte di verità ma non tutta infatti il dato economico riguardante quella fetta del mercato automobilistico in cui rientrano le auto aziendali e inficiato dai “Km 0”, delle immatricolazioni delle concessionarie esploso in Italia nel 2001 e poi ridimensionatosi fino a un certo punto (150mila vetture nel 2007).

L’immatricolazioni a “Km 0” e  un fenomeno che, comparso originalmente in Germania, ha poi fatto scuola in diversi Paesi europei, affacciandosi in Italia alla fine degli anni ’90. In pratica si tratta delle auto immesse in strada dagli stessi concessionari, che le rivendono a chilometraggio appunto zero, solitamente entro poche settimane e con sconti che possono raggiungere il 40%, per i clienti, quasi sempre dei privati (ed ecco perché queste vetture, pur inizialmente immatricolate dalle concessionarie, che sono persone giuridiche, non dovrebbero rientrare nel conteggio delle flotte).

Del segmento fanno poi parte i noleggi a breve termine.

Al netto dei Km 0 e dei noleggi a breve, il mercato delle flotte è cresciuto e crescerà ancora, sebbene nel confronto europeo resti storicamente sottodimensionato: per un tessuto produttivo composto da piccole e medie aziende (più restie a dotare i dipendenti di una quattroruote), per la scarsa convenienza fiscale.  Ma solo negli ultimi anni , qualcosa è iniziata a  cambiare. In particolare a inizio agosto del 2007, è stata approvata una nuova normativa fiscale che per le auto assegnate ai dipendenti si potrebbe quasi definire europea: per le aziende sono previsti il 40% di detraibilità dell’iva e il 90 % di deducibilità dei costi senza che siano previsti dei massimali; mentre per gli utenti è previsto un 30% di imponibile in base al valore al forfait di 15mila km annui Aci.

L’auto come benefit –  rappresenta oggi  un buon 70% dei 5 milioni di vetture aziendali attualmente in circolazione, del resto, come ricorda Alberto Respetto, direttore commerciale di LeasePlan Italia, per gli utenti finali l’auto come benefit è sempre più un bene appetito anche per altre ragioni, come per esempio il classico riconoscimento di uno status di carriera e la possibilità di accedere a una fascia di vetture che altrimenti non ci si concederebbe, il vantaggio finanziario di vedersi anticipata una somma rilevante e la comodità dei servizi annessi nel caso dell’autonoleggio a lungo termine e di alcune forme di leasing, l’effettivo bisogno dell’auto per motivi di lavoro e la consuetudine del ricambio ogni 3 o 4 anni (per inciso tale frequenza è un argomento a favore dell’offerta, che con essa si gioca una carta ambientale).

La seconda tendenza forte del mercato, è rappresentata dalla separazione dell’uso delle vetture dalla proprietà, che resta in carico a soggetti terzi, storicamente alle società di leasing. Il passaggio è stato determinato da ragioni fiscali, oltre che finanziarie, ma da anni, oramai, è messo in ombra dalla terza dinamica: la terziarizzazione della gestione delle flotte. Con questo si intende che le aziende, a fronte di un canone fisso e prevedibile, delegano all’esterno anche la cura degli aspetti amministrativi e tecnici delle vetture, ottenendo per sé e per i propri dipendenti un valore aggiunto di servizio.

Le protagoniste di questo tipo di evoluzione sono state le società di noleggio a lungo termine, che per di più fanno leva sul potere contrattuale.

Comunque sia, l’aspetto fiscale appare vincente per entrambe le soluzioni. Da una recente analisi di Renault Italia è infatti emerso come nel mercato delle aziende e per la auto a uso promiscuo il nuovo quadro fiscale, rispetto a quello precedente tenda in particolare a favorire per deducibilità le forme del leasing e del noleggio a lungo termine.

Diverse in ogni caso le opzioni per le aziende e per gli utenti finali delle vetture. Per tipologia di domanda è un fatto che le piccole imprese perseverino negli acquisti diretti e nel gettonare il leasing, mentre il noleggio a lungo termine resta un territorio quasi esclusivo di aziende medie e grandi, le uniche che tra l’altro ricorrono ai servizi di fleet management (mantenimento della  proprietà delle vetture e outsourcing della gestione). Da anni che gli operatori del noleggio, a fronte di un mercato della grandi aziende oramai quasi del tutto esplorato, puntano alle piccole, senza però risultanti apprezzabili.

<<Le logiche di questo segmento di mercato restano legate alla proprietà>>, interpreta Teo Filatto, direttore di Aniasa, l’associazione delle compagnie di autonoleggio, <<e poi, con flotte minori, l’impatto finanziario e gestionale del far da sé non è elevato >>.

Approfondisce Gian Primo Quagliano, a capo del Centro studi Promotor: <<Per i noleggiatori le piccole aziende costano di più: in termini di azione commerciale, di gestione delle flotte e di rischi di insolvenza. La conseguenza è l’incremento dei canoni medi, che raffreddano la domanda, quando invece da parte degli operatori sarebbe richiesto un sacrificio dei margini>>.

Il noleggio a lungo termine ha col tempo attratto molti operatori e la concorrenza che ne è derivata ha contribuito a tenere le tariffe sotto controllo. Non va poi dimenticato che la localizzazione a lungo resta un settore nuovo, che con l’innovazione può ancora abbattere i costi. L’anno scorso, per esempio, è entrato a regime il progetto dei “Welcome center”, una rete (oggi) di circa 300 tra officine meccaniche e concessionarie collegate on line con le compagnie. <<In questo modo, per la prima volta, si trasmettono sul web i preventivi di spesa delle officine e le autorizzazioni a procedere dei noleggiatori>>, spiega Paolo Tomas, amministratore delegato di 3F Data System, la società che ha messo a punto il software (“Car Fleem”) del sistema informatico. <<E le aziende nostre clienti, oltre che risparmiare denaro e tempo, ottengono anche un maggiore controllo dei budget>>.

. Nel noleggio a lungo termine operano spesso le case automobilistiche, le banche, e grandi conglomerati come General Elettric, Maggiore Fleet, che con il 2% di quota di mercato era fino all’anno scorso la sigla più rappresentativa della categoria nel lungo termine, è successivamente è stata ceduta dalla proprietà Maggiore alla banca spagnola Bbva. “Breve e lungo termine sono due business del tutto diversi”, afferma Ghinolfi:”senza dubbio il noleggio a lungo è molto più complesso e richiede molte più competenze”.

In termini di vetture il mercato delle flotte si distingue rispetto al mass-market per più aspetti per esempio, le auto aziendali sono più ad alimentazione diesel, più concentrate nei segmenti dal medio in su, più accessoriate. In quanto alle case automobilistiche si assiste anche qui a una redistribuzione delle forze in campo:  che vede in testa,  il  gruppo Fiat (soprattutto di Lancia e Alfa Romeo), quelli tedeschi, con forti dei marchi  Bmw, Audi e Mercedes, che nel leasing divengono straleader (da soli, questi tre marchi coprono nel canale quasi il 45% del totale delle immatricolazioni). Nelle flotte ci sono per contro dei marchi chiaramente sottopresentati, quali Opel, Toyota e Citroen. E per venire ai singoli modelli il presidio del gruppo Fiat è ancora più evidente, piazzando  a Torino ben 7 modelli tra i 10 più venduti (le sole Punto realizzano l’11% di quota di mercato).

(Feb. 2008)
 

Davide Murgano


 


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