LA SCUOLA COME
PROGETTO DI VITA:
LO SVILUPPO DELLE
COMPETENZE EMOTIVO-RELAZIONALI DELLO STUDENTE
di Tiziano Lorenzo Vezzoli
Per
questo nostro lavoro partiamo da una constatazione. Ciascuno di noi è
portato a sviluppare, all'interno del gruppo sociale di riferimento,
una rete di relazioni che lo sostenga e lo porti a raggiungere risultati
sempre maggiori nella performance lavorativa.
Questa stessa performance, tuttavia, non si
limita e non si esaurisce unicamente nello svolgere il compito assegnato
all'interno della cornice definita dalla posizione professionale di
ciascuno (tempi, competenze, mezzi finanziari, risorse umane), ma
comprende anche, fondamentalmente, il metodo con cui si è raggiunto il
risultato previsto e il clima relazionale che ciascuno di noi è stato in
grado di creare e di sostenere mentre era impegnato nell'eseguire il
compito assegnatogli.
Partiamo da questo abbrivio per portare la
nostra navigazione e il nostro discorso un poco oltre. Il gruppo classe
costituisce, soprattutto per gli studenti che passano da un percorso
formativo a quello di grado superiore, un momento in cui viene a
rinascere e a ricostituirsi una micro-società con un clima relazionale e
dinamiche di interazione emotiva ben definite, dalle caratteristiche in
partenza già misurabili. Infatti una parte della progettualità didattica
dei docenti è rivolta fin dall'inizio, per evitare fraintendimenti nelle
relazioni fra i gruppi dei pari, nell'insegnare che è necessario saper
leggere le emozioni dei compagni e riconoscere le conseguenze delle
proprie azioni sullo stato emotivo dei compagni stessi.
La scuola si struttura, dunque, come una
micro-società in cui gli studenti vengono a vivere una parte rilevante
della lavoro vita, a contatto quotidiano con i compagni, con il
personale docente e non docente, così che questo ambiente diviene il
campo principale in cui raggiungere, da parte dello studente, il
consolidamento delle competenze relazionali già possedute e
l'acquisizione di quelle non pienamente espresse.
Il primo passo di un progetto che possa
raggiungere il pieno successo nella costruzione di queste competenze sta
nella scelta dei genitori: questi possono attivarsi per conoscere
l'offerta formativa dell'istituto in cui ripongono una fiducia di
massima, così da arrivare a un'iscrizione non casuale, ma consapevole e
cosciente, da condividere con il proprio figlio.
Talvolta, nella scelta dell'istituto
scolastico, possono fornire un contributo rilevante anche le competenze
che il dirigente o ciascuno dei docenti esprime nel campo del
volontariato, dello studio e della ricerca in associazioni professionali
e gruppi locali, anche al di fuori del contesto strettamente
scolastico.
Se conosciuto a livello cittadino, il lavoro
del docente può confermare le famiglie nella scelta della scuola a cui
rivolgersi e fornire un'ulteriore conferma della validità per la
decisione maturata personalmente.
Partendo da queste premesse, la chiave per
costruire un percorso formativo di successo si concretizza
successivamente nella capacità (sia da parte dei genitori che dei
docenti) di creare e sostenere un clima positivo di condivisione delle
informazioni, di confronto e dialogo, ciascuno per la propria parte, in
modo che lo studente sappia che gli è preclusa la possibilità di
manipolare le comunicazioni scuola-famiglia e di fomentare ad arte
eventuali reciproche incomprensioni.
Infatti, successivamente alla scelta dei
genitori di aderire al progetto formativo di un istituto, si attiva il
lavoro dei docenti che progettano le classi, forti dei colloqui
informativi con i docenti del precedente ciclo di istruzione, arrivando
a formare nominalmente i gruppi di apprendimento. I passi più importanti
per la costruzione di un progetto che supporti le competenze emotive e
relazionali degli studenti iniziano dunque ben prima dell'apertura
dell'anno scolastico. La creazione delle classi si rivela come un
momento fondante per la progettazione di un clima positivo di lavoro,
che consenta l'armonizzazione dei livelli di apprendimento degli
studenti e anche le capacità di relazione degli stessi, che devono
potersi amalgamare per permettere la progettazione, da parte del
docente, di un piano educativo valido ed efficace.
Ora veniamo alle aspettative dello studente.
Dopo che per lui hanno lavorato i genitori e
i docenti, lo studente entra in classe colmo di aspettative e di
esigenze. Egli nei primi giorni di scuola viene introdotto nel gruppo
classe con attività ludiche, non strettamene competitive o legate a una
valutazione formale, che gli consentano di conoscere i compagni e di
interagire positivamente con essi.
Il clima emotivo e relazionale all'interno
del gruppo classe, che viene sostenuto dall'atteggiamento di franchezza,
apertura e disponibilità del docente, guidato dalla progettualità
elaborata dal consiglio di classe e supportato dall'ambiente
familiare, porta al pieno disvelamento delle attitudini e delle
specifiche capacità dello studente. Questi talenti emergono già quando
gli studenti mostrano di saper leggere le emozioni dei compagni e di
corrispondere alle richieste che tali emozioni implicano (accettazione,
rispetto, valorizzazione dei tratti di personalità, etc.). Tuttavia, nel
caso avvenga che una classe concentri e raccolga in un unico gruppo di
apprendimento un numero eccessivamente elevato di studenti che
manifestano bisogni eccezionali di attenzione (ad esempio con
comportamenti verbali e azioni non rispettose delle regole condivise),
può avvenire che gli altri studenti arrivino a una demotivazione nello
studio e nel lavoro didattico, in quanto chi insegna appare ai loro
occhi completamente assorbito dalla gestione delle richieste di
attenzione che vengono costantemente a lui proposte dagli studenti con
bisogni educativi speciali. Un aiuto in questo ambito può venire dalla
famiglia: il vissuto scolastico percepito come non positivo da parte
dello studente deve trovare modalità di espressione sia verso i docenti
che verso il personale psicopedagogico dell'istituto (ove esista) e, in
primo luogo, verso la famiglia che coopera, con la scuola, per
l'efficace risultato formativo ed educativo dei ragazzi.
Il frutto di questa cooperazione non tarderà
ad arrivare. Gli studenti di oggi saranno i cittadini di domani che,
portati a vivere in contesti sociali con persone che hanno idee e
personalità diverse dalla loro, avranno sviluppato e rafforzato già in
età scolare le competenze emotive e di relazione. E' nella classe che lo
studente fa una prima esperienza di ciò che è diverso da sè. Questo
anche perché il giovane dovrà, presto o tardi, spiccare il volo dal nido
familiare in cui nasce, per conquistare il proprio ruolo nel mondo
della società degli adulti.
(T.L.V.)
DIDATTICA CON IL
FANTASMA:
PROPOSTE PER UNA VISITA AL MONASTERO
DELL'ASSUNTA DI CAIRATE (VARESE) E OSSERVAZIONI SUL PROGETTO DI
FRUIZIONE TURISTICA ATTIVATO DALLA PRO LOCO IN CONVENZIONE CON
PROVINCIA E COMUNE
di Tiziano Lorenzo Vezzoli
Per chi lavora come guida o operatore
didattico in un complesso storico-naturalistico, la capacità di
accoglienza e di relazione con i turisti resta la chiave professionale
di maggiore importanza. Il visitatore occasionale e lo studioso,
infatti, tornano a visitare con maggiore piacere quel luogo in cui il
personale addetto alla accoglienza non è solo tecnicamente preparato ma
è in grado di comunicare un amore sincero per il proprio territorio. In
questo nostro lavoro ci occupiamo nello specifico del complesso del
monastero dell'Assunta a Cairate, in provincia di Varese, dove abbiamo
riconosciuto nei volontari che vi lavorano una piena corrispondenza con
il profilo appena delineato.
A Cairate, infatti, l'informazione ai
visitatori è gestita dai soci della locale Pro loco (tramite una
convenzione con Comune e Provincia) che prestano la propria opera, nei
fine settimana, gratuitamente. Storicamente, il monastero di Cairate è
posto su un'importante linea direttrice che attraversa il Contado del
Seprio, come testimoniato dalla leggenda secondo cui nel monastero
avrebbe dormito Federico Barbarossa che, rimasto insonne a causa di
rumori durante la notte, avrebbe perso la battaglia di Legnano.
Secondo un'altra tradizione, suffragata
quest'ultima da documenti storici, fu la longobarda Manigunda, nobile
della corte regale di Pavia, colei che fondò il monastero nel 737 dopo
essere guarita da una malattia ai reni grazie a una sorgente miracolosa
posta nella vicina Fagnano Olona (vi è ancora una festa che ricorda il
fatto miracoloso). Grazie a Manigunda, dunque, il monastero venne dotato
di vaste proprietà fra cui vari mulini posti sul fiume Olona e, nel
tempo, si arricchì ulteriormente con le risorse economiche ottenute
dall'unione con il monastero di San Pancrazio in Villadosia, frazione di
Casale Litta. Dunque, si è intitolato questo lavoro "Didattica con il
fantasma". Abbiamo accennato ad alcune leggende circa il cenobio dove
avrebbe dormito il Barbarossa; vediamo ora di svelarne altre che
chiunque, recandosi presso il monastero, può conoscere direttamente
dalla voce dalle guide.
Ma andiamo con ordine.
Secondo una prima leggenda, presso le mura
del monastero che un tempo era circondato da un fossato a mo' di difesa,
sarebbe nascosto in una zona ancora non identificata uno dei pulcini
della famosa "Chioccia con pulcini" in argento dorato, capolavoro
dell'oreficeria longobarda. La tradizione ha legato indissolubilmente
quest'opera - visibile al Museo del Duomo di Monza - alla figura di Teodolinda, regina dei Longobardi, anche attraverso una lettura
simbolica del manufatto che porta a interpretare la chioccia come
immagine religiosa e spirituale. In ogni caso, la leggenda ci attesta
il legame fra Cairate e Pavia.
Infatti, poiché Manigunda apparteneva alla
corte dei Longobardi che aveva sede a Pavia, il suo monastero dipendeva
direttamente dal Vescovo di Pavia e non da quello di Milano. Dicevamo di
altre leggende: alcune hanno avuto una notevole diffusione fra il
pubblico anche nelle ultime settimane.
Ebbene, secondo quanto riferiscono alcuni
articoli di stampa (e anche una testimonianza fotografica!) il fantasma
della nobile Manigunda sarebbe comparso a chi nel monastero sta
attualmente lavorando per il suo restauro (http://www.video.mediaset.it/video/mistero/full/308373/puntata-del-21-giugno.html#tf-s1-c1-o3-p2
h. 01:03 dall'inizio del filmato). Infatti, solo nel 1976 e poi nel 1986
le diverse proprietà del Chiostro, prima frazionate, si sono ricongiunte
in unità, ciò che ha consentito i lavori di restauro e nuovi studi
sugli affreschi di Aurelio Luini con a tema la vita delle Vergine.
Proprio in questi ultimi tempi il monastero
è stato oggetto di un restauro conservativo che culminerà con la
prossima apertura – in loco - della nuova sede comunale e della
biblioteca civica.
Dunque, il fantasma sarebbe apparso in
occasione di questi lavori a un operaio che ne avrebbe tratto la
fotografia diffusa sui giornali e sul web.
A onor del vero,
l'apparizione del fantasma non ha stupito molto i Cairatesi in quanto,
a detta di alcuni, già in precedenza Manigunda sarebbe apparsa a una
coppia di neo-sposi (scherzo di goliardi?) in visita al monastero.
In conclusione, sia che si parteggi per il
fantasma oppure no (cf. anche l'articolo di M. Sgarella "La foto del
fantasma di Manigunda è un falso" in
www3.varesenews.it/saronno_tradate/articolo.php?id=236969 del
18-06-2012), con l'imponente restauro conservativo ormai pressoché
ultimato da parte di Provincia e Comune, considerando anche la
possibilità di fruire di un valido accompagnamento da parte dei soci
della Pro loco, la visita al monastero si qualifica come una meta nel
Varesotto che merita particolare attenzione.
Da ultimo, anche il modello di convenzione
stipulato fra la Pro Loco (le Pro loco sono definite dal Testo Unico
della Regione Lombardia sul turismo L.R. n. 15 del 16.07.2007 art.15
come "Associazioni locali... che svolgono la propria attività di
valorizzazione delle realtà e delle potenzialità turistiche,
naturalistiche, culturali, storiche, sociali ed enogastronomiche dei
luoghi in cui operano"), la Provincia e il Comune, che consente la
fruizione del complesso monastico da parte dei turisti nel fine
settimana, si dimostra un documento da studiare anche da parte di altre
associazioni che, magari nate da poco, desiderano creare progetti per la
valorizzazione di siti o monumenti collocati nel territorio di loro
pertinenza.
Ecco il passo che definisce, nello
specifico, gli obiettivi della collaborazione fra i diversi partner del
progetto: "tutelare e salvaguardare il patrimonio artistico e gli spazi
messi a disposizione dagli enti locali; sviluppare iniziative volte alla
valorizzazione e conoscenza del monastero con interventi finalizzati a
una migliore fruizione di tale patrimonio con iniziative ricreative,
culturali, religiose o sociali; rendere fruibile il monastero con
l'ausilio di operatori addetti alla informazione e alla sorveglianza e
anche tramite visite guidate" (art.2).
Dunque, attendiamo che chi si recherà a
Cairate e seguirà un percorso guidato da parte dei volontari ci faccia
sapere quanto prima, per aggiornare con un ulteriore capitolo la
vicenda, nel caso faccia conoscenza con il fantasma di Manigunda,
principessa longobarda.
Tiziano Lorenzo Vezzoli |