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VIVERE SECONDO NATURA
Come vivere la natura lasciandola
vivere
di
Luigi De Simone
La “biodiversità” è un concetto di cui si
sente parlare tantissimo però sempre più spesso lasciato nel vago. Il
termine viene dall’inglese “biodiversity”, ossia “biological
diversity”, diversità biologica o diversità di forme di vita.
Partendo dalla definizione è chiaro che biodiversità è la molteplicità
delle forme di vita, sia animali che vegetali, presenti in un ambiente
o in un luogo naturale, come ad esempio il giardino di casa, un bosco,
un fiume, il mare, un paese o fino ad arrivare al’intero pianeta Terra.
In uno solo di questi ambienti si possono trovare più specie, in un
bosco di montagna, per esempio, possono esservi oltre 22 specie diverse
di alberi, si possono trovare 34 specie di mammiferi, 75 specie di
uccelli, 112 di fiori e ben 258 di insetti. Questa spiegazione, anche
abbastanza esemplificativa di come la natura mette a disposizione di
tutti gli esseri viventi una quantità giusta di specie diverse per un
equilibrio perfetto tra di esse, è utile per spiegare come noi esseri
umani possiamo imparare dalla madre di tutte queste specie, la Natura.
La biodiversità ci mette davanti
all’evidente diversità di tutti gli esseri vegetali e animali, questa
diversità è fondamentale per l’ equilibrio della vita di tutto il
pianeta, ogni singolo essere vivente, infatti, grande o piccolo che sia,
svolge un ruolo necessario nel mantenere quegli equilibri che regolano
tutta la vita sulla Terra. Il cibo, l’acqua, l’energia e tutte le altre
risorse che ricaviamo dalla natura sono indispensabili per la vita sulla
terra e ci vengono fornite dalla natura proprio grazie alla
biodiversità. Circa il 25% del cibo che mangiamo proviene da piante
impollinate da oltre 100.000 specie diverse di api, mosche, farfalle,
coleotteri e uccelli.
Il “Biolago” rappresenta una scelta
coerente con la biodiversità, infatti, è da preferirsi alla classica
piscina, è ricco di vita, è immerso nel verde, integrato perfettamente
con l'ecosistema circostante, ed è parte attiva per la sopravvivenza
della biodiversità.
Nel biolago la depurazione non avviene con
sistemi artificiali e tradizionali di trattamento delle acque, ma
attraverso l'uso di elementi naturali, principalmente piante, in grado
di rendere le acque balneabili. Simile tipo di depurazione, anche detta
fitodepurazione,
evita l'utilizzo di preparati chimici come il
cloro,
evita il versamento di tali sostanze inquinanti nei sistemi fognari o
nei terreni circostanti.
Questo sistema di depurazione per il biolago
è lo stesso che viene utilizzato per la fitodepurazione, infatti per la
realizzazione di un biolago balneare è prevista la realizzazione di un
apparato di depurazione a parte che adoperi il sistema della
fitodepurazione .
La fitodepurazione si basa principalmente
sull'impiego di piante palustri per la bonifica delle acque,
riproducendo ciò che accade negli ambienti acquatici naturali,
attraverso un insieme di processi di auto-depurazione sono in grado di
rimuovere, convertire e biodegradare parzialmente o totalmente le
sostanze inquinanti semplicemente impure.
I più importanti fenomeni autodepurativi
avvengono grazie alla degradazione batterica operata da batteri
chemiorganotrofi (sono chemiorganotrofi le piante, gli animali, i funghi
e la maggior parte dei
batteri
che traggono energia da molecole organiche) che scompongono la maggior
parte delle sostanze organiche naturali disciolte nell'acqua oltre
composti dell'azoto, fosforo e dello zolfo, mentre le alghe e piante
acquatiche grazie alla loro assimilazione vegetale assimilano queste
sostanze.
Altri fenomeni che contribuiscono al
miglioramento della qualità dell'acqua sono la sedimentazione sul
fondale delle sostanze sospese, la messa in quarantena e l’annullamento
delle sostante nocive di metalli pesanti operato che viene attribuito
alle sostanze argillose presenti in acqua, la idrolisi di sostanze
complesse in altre più semplici e facilmente assimilabili.
In acqua vi sono numerosi organismi animali
quali pesci, crostacei, insetti, vermi e protozoi, che per ingestione e
metabolizzazione, rimuovono e degradano una rilevante porzione delle
sostanze sospese nell'acqua.
Fino a questo punto possiamo intendere la
fitodepurazione molto più precisa e sicura della depurazione attraverso
l’utilizzo di miscele chimiche e soluzioni artificiali. Con l’utilizzo
della fitodepurazione garantiamo, attraverso processi del tutto
naturali, l’eliminazione di qualsiasi sostanza nociva presente in acqua
dai metalli pesanti, all’assimilazione di sostanze scomposte da parte di
organismi che rigenerano i fondali e le acque, dando vita ai batteri che
continuano il processo di depurazione. È un perfetto equilibrio senza
alcuno sforzo per l’uomo, se non quello di rispettare tale equilibrio
senza spezzarlo.
Possiamo definire un biolago un vero
ecosistema, ma quali esseri vivono in un sistema di fitodepurazione, e
com’ è fatto un lago per la fitodepurazione? La fitodepurazione può
essere facilmente accostata a uno stagno, possiamo dare una breve
definizione di stagno: uno specchio d’acqua ferma, fondale impermeabile
non eccessivamente profondo, di dimensioni contenute e ossigenato da un
corso d’acqua o da un canale e dalle acque meteoriche. L'apparato fisico
è costituito da fango, sabbia e pietre sul fondo, dalle sponde che
rappresentano il luogo ideale per la crescita di una vegetazione
rigogliosa e, ovviamente, dall'acqua.
La componente biotica dell’ecosistema dello
stagno è molto ricca e sono presenti tutte e tre le grandi categorie che
caratterizzano la catena alimentare: i produttori, i consumatori e i
decompositori, aspetto fondamentale per un equilibrio vitale per lo
stagno stesso e per una depurazione delle acque.
Elemento essenziale per la depurazione e per la costante vita nelle
acque di un lago si trova nella parte più centrale, si può trovare un
fitto intreccio di piante galleggianti, a pelo d’acqua, sommerse in
parte o completamente sommerse. Sulla superficie dell'acqua infatti
galleggiano piccole piantine come la lenticchia d'acqua e ninfee bianche
o gialle con grandi foglie, sotto invece, in acqua possono vivere alghe
unicellulari verdi e azzurre. Gli animali dello stagno, sono numerosi e
molto diversi tra loro: si trovano anfibi come rane, rospi e tritoni,
rettili come la biscia d'acqua e piccoli mammiferi, come le arvicole.
Un sistema così composto è in grado di
generare vita e di tenere un saldo equilibrio tra la vita vegetale e
quella animale, soprattutto per l’uomo. Questo tipo di impianto è di una
complessità perfetta, complesso nella sua articolazione e nel suo
incastro sinergico con la natura circostante. Un biolago con
fitodepurazione delle acque è in grado di generare un ecosistema in
completo equilibrio in cui in questo equilibrio vi è anche l’uomo.
Questo ecosistema così composto permette all’agricoltura di
auto-sostenersi senza eccessivi sforzi da parte dell’uomo, avere un
piccolo biolago vicino casa, magari nell’orto, darebbe vita alla
cosiddetta Permacoltura (coltura permanente, eterna, equilibrata ed
inesauribile, non consumistica).
L’idea di avere uccelli e insetti che
impollinano gli alberi e le piante, batteri e funghi che alimentano
insetti e anfibi, gli stessi alimentano uccelli e rettili che abitano
quella terra in un sistema di biolago, darebbe tutto questo vita a un
processo privo di materia artificiale o sostanze nocive per tutti gli
esseri viventi.
Questo aspetto lo coglie molto bene l’idea
di un orto sinergico, immaginiamo un biolago, anche balneare, con
sistema di firodepurazione in una sezione a parte, in un contesto di
orto sinergico.
Che cos’è in realtà un orto sinergico? E
perché si parla di permacoltura?
L’ idea di creare un orto sinergico si rifà
alla sfera della Permacoltura e alle ricerche sull’ impoverimento del
suolo a causa dell’ abuso agricolo meccanico-chimico da parte dell’ uomo
(ricerche condotte dell’ agronomo giapponese Masanobu Fukuoka).
Incoraggiamenti artificiali, pesticidi,
fertilizzanti e diserbanti, queste le moderne tecniche dell’agricoltura,
quando basterebbe la semplice e sola chimica che possiede naturalmente
la terra.
Residui organici e attività chimica prodotti
dalle piante durante la fase di crescita e durante tutto il processo di
vita rendono il suolo più fertile di quando sono state piantate,
ovviamente il suolo, oltre che dalle piante, è resa fertile anche da
vari microrganismi, come batteri, lombrichi, funghi, ma perché questo
accada bisogna che questi esseri possano svilupparsi e proliferare.
È possibile l’esistenza della auto fertilità
del terreno, ovvero senza arare e concimare, senza una intensiva
presenza dell’uomo sulla terra, questa è l’idea dell’orto sinergico, ma
vediamo più nel dettaglio.
Vi sono piante in un terreno che sono in
grado di emettere delle tossine, verso specie anche simili, per una
giusta ed equilibrata sopravvivenza di una specie, altre invece,
emettono sostante nutritive che aiutano una precisa specie a
sopravvivere in un determinato territorio.
Per la proliferazione di batteri, funghi e
lombrichi nel sottosuolo vi è una tecnica che viene presa in prestito
dalla natura stessa presente nei boschi. Il terreno nei boschi è
costantemente ricoperto dal fogliame secco, questo permette al terreno
di mantenere una umidità costante nel tempo e di favorire una protezione
a insetti e animali del sottosuolo che popolando la superficie
garantendo così una buona ossigenazione, con la loro morte e
decomposizione favoriscono la proliferazione dell’ humus e di
conseguenza una maggiore fertilità del terreno, allo stesso tempo il
fogliame evita il contatto diretto del sole con il terreno che risulta
molto poroso e privo di erbe infestanti.
Allo stesso modo del bosco, l’orto sinergico
fa affidamento a questa tecnica chiamata “pacciamatura”, il materiale
preferibile che simuli le foglie del bosco è la paglia.
La paglia è l’elemento più indicato per
ricoprire la terra, svolge al meglio in compito di pacciamatura,
trattiene una basilare umidità del suolo, combatte la crescita delle
erbe spontanee causando ombra sul terreno, proteggere la fertilità del
suolo dal dilavamento della pioggia, evita l’ effetto di compattamento
del suolo quando piove violentemente, e quando muore, la paglia diventa
sostanza nutritiva per il suolo generando funghi e batteri utili alla
vita del sottosuolo.
La pacciamatura crea un manto naturale che
tende ad imitare la natura, anziché modificarla. Il terreno sano in
natura si trova sempre coperto, da un manto verde per la campagna, ad
esempio, una copertura di foglie nel bosco, mentre solo nelle zone
trafficate da molti animali o dall’ uomo la terra naturale diventa nuda,
spoglia e battuta a causa del continuo camminamento.
La pacciamatura incoraggia la proliferazione
organismi utili, come per esempio i lombrichi che resi più attivi dalla
protezione, aiutano il terreno ad arieggiarsi in modo sostenibile e ad
arricchirsi grazie ai loro escrementi, prezioso nutrimento
chimico-minerale per le piante. I principi dell’agricoltura sinergica
sono: non arare ne zappare la terra, non compattare il suolo, non
concimare, piantare e seminare insieme almeno tre specie diverse di
piante.
Lasciare il compito dell’aratura ai soli e
piccoli lombrichi, il compito della concimazione ai piccoli esseri del
sottosuolo e l’impollinazione di piante e fiori a insetti e uccelli,
questo è il perfetto equilibrio, e lo si ottiene mettendo assieme
componenti diversi in sinergia tra loro, come un biolago per la vita
vegetale e animale acquatica, una fitodepurazione per la resa salubre
delle acque e un orto per la proliferazione di insetti, uccelli, piante
e fiori, lasciato condurre dalla sola natura, tutto questo in perfetta
sinergia dà la vita secondo natura.
Luigi De Simone |
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