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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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VIVERE SECONDO NATURA

Come vivere la natura lasciandola vivere

 di Luigi De Simone

 

La “biodiversità” è un concetto di cui si sente parlare tantissimo però sempre più spesso lasciato nel vago. Il termine viene dall’inglese “biodiversity”, ossia  “biological diversity”, diversità biologica o diversità di forme di vita. Partendo dalla definizione è chiaro che biodiversità è la molteplicità delle forme di vita, sia animali che vegetali,  presenti in un ambiente o in un luogo naturale, come ad esempio il giardino di casa, un bosco, un fiume, il mare, un paese o fino ad arrivare al’intero pianeta Terra. In uno solo di questi ambienti si possono trovare più specie, in un bosco di montagna, per esempio, possono esservi oltre 22 specie diverse di alberi, si possono trovare 34 specie di mammiferi, 75 specie di uccelli, 112 di fiori e ben 258 di insetti. Questa spiegazione, anche abbastanza esemplificativa di come la natura mette a disposizione di  tutti gli esseri viventi una quantità giusta di specie diverse per un equilibrio perfetto tra di esse, è utile per spiegare come noi esseri umani possiamo imparare dalla madre di tutte queste specie, la Natura.

La biodiversità ci mette davanti all’evidente diversità di tutti gli esseri vegetali e animali, questa diversità è fondamentale per l’ equilibrio della vita di tutto il pianeta, ogni singolo essere vivente, infatti, grande o piccolo che sia, svolge un ruolo necessario nel mantenere quegli equilibri che regolano tutta la vita sulla Terra. Il cibo, l’acqua, l’energia e tutte le altre risorse che ricaviamo dalla natura sono indispensabili per la vita sulla terra e ci vengono fornite dalla natura proprio grazie alla biodiversità. Circa il 25% del cibo che mangiamo proviene da piante impollinate da oltre 100.000 specie diverse di api, mosche, farfalle, coleotteri e uccelli.

Il  “Biolago” rappresenta una scelta coerente con la biodiversità, infatti, è da preferirsi alla classica piscina, è ricco di vita, è immerso nel verde, integrato perfettamente con l'ecosistema circostante, ed è parte attiva per la sopravvivenza della biodiversità.

Nel biolago la depurazione non avviene con sistemi artificiali e tradizionali di trattamento delle acque, ma attraverso l'uso di elementi naturali, principalmente piante, in grado di rendere le acque balneabili. Simile tipo di depurazione, anche detta fitodepurazione, evita l'utilizzo di preparati chimici come il cloro, evita il versamento di tali sostanze inquinanti nei sistemi fognari o nei terreni circostanti.

Questo sistema di depurazione per il biolago è lo stesso che viene utilizzato per la fitodepurazione, infatti per la realizzazione di un biolago balneare è prevista la realizzazione di un apparato di depurazione a parte che adoperi il sistema della fitodepurazione .

La fitodepurazione si basa principalmente sull'impiego di piante palustri per la bonifica delle acque, riproducendo ciò che accade negli ambienti acquatici naturali, attraverso un insieme di processi di auto-depurazione sono in grado di rimuovere, convertire e biodegradare parzialmente o totalmente le sostanze inquinanti semplicemente impure.

I più importanti fenomeni autodepurativi avvengono grazie alla degradazione batterica operata da batteri chemiorganotrofi (sono chemiorganotrofi le piante, gli animali, i funghi e la maggior parte dei batteri che traggono energia da molecole organiche) che scompongono la maggior parte delle sostanze organiche naturali disciolte nell'acqua oltre composti dell'azoto, fosforo e dello zolfo, mentre le alghe e piante acquatiche grazie alla loro assimilazione vegetale assimilano queste sostanze.

Altri fenomeni che contribuiscono al miglioramento della qualità dell'acqua sono la sedimentazione sul fondale delle sostanze sospese, la messa in quarantena e l’annullamento delle sostante nocive  di metalli pesanti operato che viene attribuito alle sostanze argillose presenti in acqua, la idrolisi di sostanze complesse in altre più semplici e facilmente assimilabili.

In acqua vi sono numerosi organismi animali quali pesci, crostacei, insetti, vermi e protozoi, che per ingestione e metabolizzazione, rimuovono e degradano una rilevante porzione delle sostanze sospese nell'acqua.

Fino a questo punto possiamo intendere la fitodepurazione molto più precisa e sicura della depurazione attraverso l’utilizzo di miscele chimiche e soluzioni artificiali. Con l’utilizzo della fitodepurazione garantiamo, attraverso processi del tutto naturali, l’eliminazione di qualsiasi sostanza nociva presente in acqua dai metalli pesanti, all’assimilazione di sostanze scomposte da parte di organismi che rigenerano i fondali e le acque, dando vita ai batteri che continuano il processo di depurazione. È un perfetto equilibrio senza alcuno sforzo per l’uomo, se non quello di rispettare tale equilibrio senza spezzarlo.

Possiamo definire un biolago un vero ecosistema, ma quali esseri vivono in un sistema di fitodepurazione, e com’ è fatto un lago per la fitodepurazione? La fitodepurazione può essere facilmente accostata a uno stagno, possiamo dare una breve definizione di stagno: uno specchio d’acqua ferma, fondale impermeabile non eccessivamente profondo, di dimensioni contenute e ossigenato da un corso d’acqua o da un canale e dalle acque meteoriche. L'apparato fisico è costituito da fango, sabbia e pietre sul fondo, dalle sponde che rappresentano il luogo ideale per la crescita di una vegetazione rigogliosa e, ovviamente, dall'acqua.

La componente biotica dell’ecosistema dello stagno è molto ricca e sono presenti tutte e tre le grandi categorie che caratterizzano la catena alimentare: i produttori, i consumatori e i decompositori, aspetto fondamentale per un equilibrio vitale per lo stagno stesso e per una depurazione delle acque.
Elemento essenziale per la depurazione e per la costante vita nelle acque di un lago si trova nella parte più centrale, si può trovare un fitto intreccio di piante galleggianti, a pelo d’acqua, sommerse in parte o completamente sommerse. Sulla superficie dell'acqua infatti galleggiano piccole piantine come la lenticchia d'acqua e ninfee bianche o gialle con grandi foglie, sotto invece, in acqua possono vivere alghe unicellulari verdi e azzurre. Gli animali dello stagno, sono numerosi e molto diversi tra loro: si trovano anfibi come rane, rospi e tritoni, rettili come la biscia d'acqua e  piccoli mammiferi, come le arvicole.

Un sistema così composto è in grado di generare vita e di tenere un saldo equilibrio tra la vita vegetale e quella animale, soprattutto per l’uomo. Questo tipo di impianto è di una complessità perfetta, complesso nella sua articolazione e nel suo incastro sinergico con la natura circostante. Un biolago con fitodepurazione delle acque è in grado di generare un ecosistema in completo equilibrio in cui in questo equilibrio vi è anche l’uomo. Questo ecosistema così composto permette all’agricoltura di auto-sostenersi senza eccessivi sforzi da parte dell’uomo, avere un piccolo biolago vicino casa, magari nell’orto, darebbe vita alla cosiddetta Permacoltura (coltura permanente, eterna, equilibrata ed inesauribile, non consumistica).

L’idea di avere uccelli e insetti che impollinano gli alberi e le piante, batteri e funghi che alimentano insetti e anfibi, gli stessi alimentano uccelli e rettili che abitano quella terra in un sistema di biolago, darebbe tutto questo vita a un processo privo di materia artificiale o sostanze nocive per tutti gli esseri viventi.

Questo aspetto lo coglie molto bene l’idea di un orto sinergico, immaginiamo un biolago, anche balneare, con sistema di firodepurazione in una sezione a parte, in un contesto di orto sinergico.

Che cos’è in realtà un orto sinergico? E perché si parla di permacoltura?

L’ idea di creare un orto sinergico si rifà alla sfera della Permacoltura  e alle ricerche sull’ impoverimento del suolo a causa dell’ abuso agricolo meccanico-chimico da parte dell’ uomo (ricerche condotte dell’ agronomo giapponese Masanobu Fukuoka).

Incoraggiamenti artificiali, pesticidi, fertilizzanti e diserbanti, queste le moderne tecniche dell’agricoltura, quando basterebbe la semplice e sola chimica che possiede naturalmente la terra. 

Residui organici e attività chimica prodotti dalle piante durante la fase di crescita e durante tutto il processo di vita rendono il suolo più fertile di quando sono state piantate, ovviamente il suolo, oltre che dalle piante, è resa fertile anche da vari microrganismi, come batteri, lombrichi, funghi, ma perché questo accada bisogna che questi esseri possano svilupparsi e proliferare.

È possibile l’esistenza della auto fertilità del terreno, ovvero senza arare e concimare, senza una intensiva presenza dell’uomo sulla terra, questa è l’idea dell’orto sinergico, ma vediamo più nel dettaglio.

Vi sono piante in un terreno che sono in grado di emettere delle tossine, verso specie anche simili, per una giusta ed equilibrata sopravvivenza di una specie, altre invece, emettono sostante nutritive che aiutano una precisa specie a sopravvivere in un determinato territorio.

Per la proliferazione di batteri, funghi e lombrichi nel sottosuolo vi è una tecnica che viene presa in prestito dalla natura stessa presente nei boschi. Il terreno nei boschi è costantemente ricoperto dal fogliame secco, questo permette al terreno di mantenere una umidità costante nel tempo e di favorire una protezione a insetti e animali del sottosuolo che popolando la superficie garantendo così una buona ossigenazione, con la loro morte e decomposizione favoriscono la proliferazione dell’ humus e di conseguenza una maggiore fertilità del terreno, allo stesso tempo il fogliame evita il contatto diretto del sole con il terreno che risulta molto poroso e privo di erbe infestanti.

Allo stesso modo del bosco, l’orto sinergico fa affidamento a questa tecnica chiamata “pacciamatura”, il materiale preferibile che simuli le foglie del bosco è la paglia.

La paglia è l’elemento più indicato per ricoprire la terra, svolge al meglio in compito di pacciamatura, trattiene una basilare umidità del suolo, combatte la crescita delle erbe spontanee causando ombra sul terreno, proteggere la fertilità del suolo dal dilavamento della pioggia, evita l’ effetto di compattamento del suolo quando piove violentemente, e quando muore, la paglia diventa sostanza nutritiva per il suolo generando funghi e batteri utili alla vita del sottosuolo.

La  pacciamatura crea un manto naturale che tende ad imitare la natura, anziché modificarla. Il terreno sano in natura si trova sempre coperto, da un manto verde per la campagna, ad esempio, una copertura di foglie nel bosco, mentre solo nelle zone trafficate da molti animali o dall’ uomo la terra naturale diventa nuda, spoglia e battuta a causa del continuo camminamento.

La pacciamatura incoraggia la proliferazione organismi utili, come per esempio i lombrichi che resi più attivi dalla protezione, aiutano il terreno ad arieggiarsi in modo sostenibile e ad arricchirsi grazie ai loro escrementi, prezioso nutrimento chimico-minerale per le piante. I principi dell’agricoltura sinergica sono: non arare ne zappare la terra, non compattare il suolo, non concimare, piantare e seminare insieme almeno tre specie diverse di piante.

Lasciare il compito dell’aratura ai soli e piccoli lombrichi, il compito della concimazione ai piccoli esseri del sottosuolo e l’impollinazione di piante e fiori a insetti e uccelli, questo è il perfetto equilibrio, e lo si ottiene mettendo assieme componenti diversi in sinergia tra loro, come un biolago per la vita vegetale e animale acquatica, una fitodepurazione per la resa salubre delle acque e un orto per la proliferazione di insetti, uccelli, piante e fiori,  lasciato condurre dalla sola natura, tutto questo in perfetta sinergia dà la vita secondo natura.

 

Luigi De Simone

 


 

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